Non può sempre succedere qualcosa; questo è un dato di fatto. La maggior parte delle giornate sono monotonamente comuni e senza particolari aneddoti e a volte capita anche alle escursioni. Ed è quello che è successo durante l’escursione al Rifugio Contrin in Val di Fassa: non è successo niente di speciale. Per cui per questo articolo potevo scegliere di introdurre in modo machiavellico e un po’ traballante aneddoti buffi che non c’entravano niente (tipo la volta che non sono scesa al capolinea e ho scoperto con mio profondo terrore dove vanno a morire in solitudine i binari della metro) o potevo essere modica. E siccome, per motivi oscuri ed arcani, non ho trovato un buon modo di parlare della metropolitana romana in un pezzo che racconta le Dolomiti e il trekking in Trentino ho scelto, in completa libertà, di essere modica. Vediamo se ci riesco.
Da Alba al Rifugio Baita Locia Contrin
Come ci arrivammo noi ad Alba non lo ricordo. Sono abbastanza sicura di poter escludere il teletrasporto, non altrettanto sicura per l’esclusione della proiezione astrale. Prendiamo per buono, però, che ci siamo arrivati coscienza, corpo e tutto quanto (ché così è più facile) e proseguiamo da qua.
Poco sotto i cavi della funivia Ciampac, che potrebbe portarvi in tanti bei posti ma non al Rifugio Contrin – perciò per il momento non prendetela, si dipana una strada nel bosco accessibile anche alle macchine. Non importa cosa penserete di lei guardandola da lontano: sappiate che già dopo i primi due passi la odierete e sognerete di farvi caricare in autostop dal primo che passa neanche foste Kerouc. Questa malefica stradina, infatti, si sviluppa in una continua serpentina tanto pendente che in alcuni tornanti sono state costruite delle specie di griglie per migliorare la presa degli pneumatici delle povere macchine che passano di lì.
Dopo circa mezzora, che comunque sembra una vita per colpa della fatica per affrontare questa salita del sentiero 602, si raggiunge il primo rifugio: il Rifugio Baita Locia Contrin (1736m), dove la Malefica si è immediatamente apparecchiata con il tablet che all’epoca usava come cellulare e ha dato vita ad un’intensa call sui massimi sistemi delle ricerche psicologiche, o delle tesi di laurea, o di quella particolare tesi, che poi era anche una ricerca, o di qualsiasi altra questione teologico-politico-morale che vi venga in mente. Insomma non stavo ascoltando quel che diceva. Però gesticolava in modo piuttosto convincente mentre noi bevevamo succhi e perdevamo tempo (io in particolar modo saltellavo a destra e manca a disturbare gli altri per fare video). Tirate le vostre somme su questi piccoli contrasti…
Per inciso, gira voce che ci sarebbe, in casi specifici e a pagamento, la navetta che porta al Rifigio Baita Locia Contrin. Una bella opportunità (che io ovviamente non ho sfruttato) se non volete arrivare alla baita con la lingua penzoloni.
Per inciso, gira voce che ci sarebbe, in casi specifici e a pagamento, la navetta che porta al Rifigio Baita Locia Contrin. Una bella opportunità (che io ovviamente non ho sfruttato) se non volete arrivare alla baita con la lingua penzoloni.
Dal Rifugio Baita Locia Contrin al Rifugio Contrin
Dopo un piccolo ponticello si raggiunge alla fine la Baita Cianci (1828m), seconda del nostro trittico di rifugi con la C. Ed è sui prati a fianco della baita che abbiamo mangiato il nostro pranzo al sacco prima di ripartire. Un pranzo incoronato da meravigliose vette: il Collac sulla destra, il torrione della Cima di Ombretta ad est, il Vernel e la Marmolada senza il suo ghiacciaio a sinistra.
Dopo la Baita Cianci si ricomincia la vera salita per arrivare, dopo aver attraversato il fiume, al Rifugio Contrin (2016m) dove abbiamo mangiato un’ottima cheesecake, o così giurava l’appunto che avevo preso, dato che, nonostante quello che dice il sottotitolo, l’ho dimenticata. Me ne vergogno, ma è anche vero che ho scritto metà di questo pezzo in dormiveglia (davvero!) quindi scegliete, non potete avere tutte le mie capacità intellettive: o la memoria, a breve o a lungo termine che sia, o la scrittura mentre dormo di testi di opinabile senso… Non pensate anche voi che madre natura mi abbia giocato un tiro basso?
Comunque, parlando d’altro, intorno al rifugio ci sono una chiesetta e qualche monumento che è carino vedere e, se ci si spinge un po’ più in là, c’è la Malga Contrin dove parrebbe ci siano tanti formaggi. Noi non ci siamo andati però perché… beh, perché bleah i formaggi!
Il ritorno dal Rifugio Contrin ad Alba
Quindi niente, tutto qui il Contrin. L’avevo detto: sono stata moderata nel raccontare questa bell’escursione in Val di Fassa tra boschi di larici e pascoli. Ma se avete la pazienza di affrontare le salite e le discese ve la consiglio veramente!
Scheda dell’escursione:
Arrivo: Alba di Canazei (a piedi)
Difficoltà: E
Durata: 3 ore circa
Dislivello: 508m
Sentieri: 602
Rifugi: Rifugio Baita Locia Contrin, Rifugio Baita Cianci, Rifugio Contrin
Tutte le foto sono del Signor Coso e del Dottor Uka (e grazie mille al Signor Coso per averle scelte!)
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