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venerdì 19 ottobre 2018

LA FERRATA ELFERKOFEL – SECONDA PUNTATA

LA VOLTA DELLA FERRATA CHE NON SAPEVA DI ESSERE FINITA


Ci siamo lasciati la settimana scorsa proprio nel momento in cui la ferrata Elferkofel si era palesata. Dopo un avvicinamento infinito lei era lì, alla fine di una lunga cresta dell’Elfer, una delle seven summit della Stubaital. Il bello di questa cresta è il panorama sull’Elferturm, un paretone irraggiungibile. Nulla, però, è bello quanto la ferrata Elferkofel e allora non perdiamo altro tempo che vi ho già fatto aspettare troppo! 

Vista dell'Elferkofel
Vista dell'Elferkofel

La ferrata Elferkofel


Ci tengo a chiarire subito una cosa importante: è tutta colpa dell’Elferturm! Non so dirvi perché ma più osservavo questa immensa parete e più mi venivano le vertigini. Davvero eh! Avevo entrambi i piedi ben piazzati a terra e comunque – zac! – vertigini a go go. Neanche ci soffro di vertigini io, ma guardavo l’Elferturm e – zac! – di nuovo vertigini. Non lo potevo proprio guardare! Peccato, però, che l’Elferturm passa inosservato quanto King Kong a New York. Facilissimo non guardarlo, no?!
 

La ferrata Elferkofel non è particolarmente difficile. Non è certo un sentiero attrezzato, ma non è neanche un suicidio programmato. È importante, però, tenere a mente una realtà fondamentale su cui si regge il mondo: se gli austriaci dicono che un’escursione o una ferrata è facile non è vero! Per cui la klettesteig Elferkofel non è propriamente quella che io definire una via ferrata facile, soprattutto non con le vertigini. È comunque una ferrata fattibile.
 

La parte più difficile di questa klettesteig direi che è indubbiamente l’inizio: un camino con staffe. Se fossimo in Italia un tratto attrezzato con le staffe sarebbe la parte più facile della ferrata, ma in Austria non c’è mai una staffa di troppo, anzi forse ce n’è una di meno, soprattutto se si è alti meno di un metro e settanta come me. Il Signor Coso ha imbrogliato: con il suo metro e novanta si è adattato alla perfezione alle unità di misura mitteleuropee (e per fortuna che giura di avere origini siciliane!). Invece io mi sono incastrata subito. Ero bloccata lì nel camino e non riuscivo più ad andare avanti. Povero austriaco dopo di me: non gli facevo più iniziare la salita.
 

Nonostante le vertigini, comunque, alla fine in qualche ignoto modo sono riuscita a venir fuori da quel malefico canale. A quel punto si sono susseguite un paio di rapide creste piuttosto esposte che mi hanno ricordato in un attimo quanto sia effimera la mia esistenza su questo pianeta. Per fortuna per lui, però, il povero austriaco mi aveva superata perché a quel punto io procedevo un passo ogni sette anni. E mi sembrava pure di andare veloce.
 

Comunque dopo un altro paio di tratti con cavo orizzontale, al punto che diventa quasi impossibile camminare e tenersi vicino al cavo al contempo, si raggiunge l’ultimo tratto di ferrata: un tratto attrezzato con staffe solo per il Signor Coso. Ovviamente io non arrivavo neanche a una staffa. Per fortuna c’erano abbastanza appigli nella roccia per proseguire, altrimenti adesso ero ancora lì!
 

Così dopo 40/50 minuti di via ferrata siamo arrivati in vetta all’Elferkofel (2505 m) dove non c’è nessuna croce, al suo posto c’è una casupola di legno che vi ricorda che quella su cui vi trovate è una vetta delle seven summit. Quando ci siamo arrivati noi era deserta. Non so se sia sempre così o se sia stato un caso e molti che fanno trekking nella Stubaital la raggiungano. Noi comunque ci siamo rimasti per un po’ a mangiare mirtilli e nessuno è arrivato quindi credo che possiamo dirlo con tranquillità: se cercate un posto dove stare da soli e per voi va bene camminare per quasi tre ore per raggiungerlo l’Elferkofel è perfetto per voi. 


Il ritorno dalla Ferrata Elferkofel


Quando abbiamo raggiunto la vetta sono guarita miracolosamente dalle vertigini ed ero pure tutta baldanzosa: ero sopravvissuta alla ferrata Elferkofel, il peggio era passato quindi ora potevo fare qualsiasi cosa. Ecco perché sono andata avanti io: perché non imparo mai.
 

Ciò che sapevamo il Signor Coso e io era che la via di ritorno presentava all’inizio un piccolo tratto attrezzato, ma la verità è un’altra: l’inizio della via di discesa è una ferrata. A dire il vero, per altro, il primo tratto di ritorno è una ferrata in salita non troppo difficile. Si deve solo fare un po’ di forza con braccia e gambe, il resto va da sé. È quando comincia la discesa che la storia si fa difficile.
 

Il tratto in discesa inizia con una parete particolarmente verticale assistita da diverse staffe messe sempre ad altezza austriaco, ma comunque raggiungibili. O per lo meno raggiungibili fino a un certo punto perché verso la fine del paretone c’è un buco. Non c’è altro modo di definirlo. C’è letteralmente un buco dove non vi conviene cadere: l’atterraggio non sarebbe un granché e soprattutto arriverebbe a un po’ troppi metri dall’ultima staffa. Insomma tenetevi bene e non sganciate mai il dissipatore. Ma soprattutto non fatevi prendere dal panico. A sorpresa, ben nascoste sotto il buco, spostate verso destra (quando il proseguimento della ferrata è a sinistra) ci sono le ultime due staffe. Se le ho raggiunte io le può raggiungere chiunque.
 

Superato il buco la ferrata si fa più facile: un breve tratto orizzontale e si raggiunge la via normale. Da questo momento in poi il vero problema è che il sentiero per quanto segnato non è particolarmente chiaro e non si capisce che per tornare indietro e non scendere nell’altra valle bisogna aggirare tutto il massiccio. Noi per fortuna abbiamo incontrato due persone a cui chiedere e per altro erano italiani. Pensavamo di avere fatto il colpaccio: ci saremmo capiti a vicenda alla grande, no?! Ma considerando che dopo aver detto per tre volte che venivamo dalla ferrata (per altro avevamo ancora il casco in testa) hanno continuato ad augurarci una buona ferrata direi che non ci siamo capiti molto bene.
 

Alla fine, comunque, siamo riusciti a ricongiungerci con la via di salita e a raggiungere il bivio per Elferspitze. A quel punto io ero veramente stanca. Mi si preannunciavano davanti almeno altre due ore per tornare alla funivia. Sognavo il mio letto. Non volevo fare un passo più del dovuto.
Il Signor Coso ha detto: “saliamo anche la vetta dell’Elferspitze” e io ho risposto “okay”. A volte non mi capisco neanche da sola. Siamo saliti sull’Elferspitze.
 

Raggiungere la vetta dell’Elferspitze, dove troneggia una croce di legno difficilmente raggiungibile, significa arrampicarsi senza più attrezzatura (è abbastanza facile da permetterlo) in un breve canale stretto, quasi claustrofobico, grazie alle staffe che non fanno per niente sentire la mancanza del cavo. La vetta è un fazzoletto di terra rocciosa. Non ci stanno più di tre persone incastrate nei modi più inconsulti. Nonostante questo vale la pena raggiungerla.
 

Contro ogni pronostico, comunque, alla fine siamo riusciti a tornare persino al rifugio Elferhütte. Erano le tre del pomeriggio, ma i proprietari ci hanno fatto pranzare lo stesso. Sono persone veramente gentili! Ovviamente abbiamo ordinato wurstel, patatine e una birra. Il Signor Coso tra una scura e una weiss ha scelto la weiss. Io odio la weiss e amo da morire le birre scure. Credo che sia stato un suo modo inconscio per farmi capire che dovrei imparare a parlare tedesco così mi ordino la birra da sola la prossima volta. Certo che aggressività Signor Coso!
 

Dopo aver aspettato che passasse il diluvio universale che era venuto in vacanza sull’Elfer insieme con la Bora, ci siamo rimessi in cammino e attraverso il sentiero nel bosco dell’andata abbiamo raggiunto di nuovo la funivia Elfer11 e siamo tornati a Neustift im Stubaital e da lì autobus e casa.
 

È finita così. E che altro c’è da dire di questa ferrata: infinita, quantistica, indecisa, volubile, quasi interminabile ma meravigliosa. Se volete veramente costruire un vostro rapporto con la roccia, se volete scoprire come è guadagnarvela la ferrata andate sull’Elfer. Sarà anche la più bassa delle seven summit ma questa montagna vale tutta la fatica che si fa per conquistarla e anche di più.

La vetta dell'Elferkofel
La vetta dell'Elferkofel

Scheda della ferrata:


Partenza: Neustift im Stubaital
Arrivo: Neustift im Stubaital
Difficoltà: EEA
Durata: 6 ore circa
Dislivello: 700m
Rifugi: Elfer Hütte 


 

Tutte le foto sono mie e del Signor Coso. Le riprese del video e il montaggio sono opera mia e del Signor Coso. La musica del video è liberamente utilizzabile secondo i principi del Creative Commons Attribution License 3.0. I diritti di copyright sono del sito Purple Planet.

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