#GIROGIROCOSO: LA STORIA DEL CROCEVIA INDEMONIATO
Primo articolo del 2019 e per cominciare al meglio ho deciso di raccontarvi del più grande buco nell’acqua alpinistico del Signor Coso e dell’Amico Esperto. Si comincia al meglio perché quella volta io non c’ero per cui il buco nell’acqua non è mio! Protagonista di questa nuova puntata di #GiroGiroCoso è l’escursione al Monte Cava.
Panoramica dal Monte Cava |
L’avvicinamento al Monte Cava
Se state cercando il Monte Cava sulla mappa vi consiglio di ignorare il Massiccio del Gran Sasso e la Majella: non è lì che lo troverete. Il Monte Cava fa parte del Gruppo Montuoso San Rocco-Monte Cava e costituisce lo spartiacque tra la provincia dell’Aquila e quella di Rieti, sempre ammesso che si possa parlare di “spartiacque” quando si parla di una catena montuosa…
Fatto sta, comunque, che il Monte Cava è un po’ il rejetto dell’Appennino Centrale, se mi passate il termine: non fa parte del Gran Sasso, non fa parte della Majella e neppure la catena del Sirente-Velino lo vuole. Insomma un appestato!
Per raggiungerlo è sufficiente prendere l’Autostrada dei Parchi in direzione L’Aquila (sempre ammesso che non stiate già all’Aquila ovviamente) e uscire a Tornimparte. In realtà potreste raggiungerlo anche dal ben più vicino paese di Corvaro, da non confondere con Corvara che invece sta in Alto Adige. Il Signor Coso e l’Amico Esperto, però, l’hanno avvicinato da Tornimparte, forse perché temevano di sbagliare e finire in Alto Adige altrimenti. E fidatevi: per come è andata poi la cosa non era un rischio così improbabile!
Una volta usciti dall’autostrada si devono sopportare un po’ di tornanti per raggiungere una piazzola dove è possibile parcheggiare. La zona su cui si affaccia la piazzola si chiama Prato Capito (un nome piuttosto ironico, ma su questo ci torniamo dopo) e le coordinate le trovate qui.
Dalla piazzola parte una strada che si potrebbe percorrere in macchina ma il Signor Coso e l’Amico Esperto si sentivano sportivi quel giorno: hanno parcheggiato e l’hanno intrapresa a piedi. Quindi la nostra escursione comincia qui.
Una prova di corda doppia sul Monte Cava |
L’escursione al Monte Cava
La stradina che scende dalla piazzola si tuffa nella conca verde di Prato Capito fino a un incavo dove diverse attrezzature per il barbecue fanno supporre che, sebbene il Monte Cava non è il più famoso per le escursioni, non è certo ignorato dai buon gustai.
Se c’è una cosa di cui sono certa è che l’Amico Esperto e il Signor Coso siano, senza ombra di dubbio, delle buone forchette. D’altro canto ho sentito più discorsi sulla cucina in vetta a una montagna che intorno a un tavolo. Quella volta, però, se dobbiamo fidarci della loro parola, sono riusciti a resistere alla tentazione del barbecue e hanno proseguito sulla loro strada. Come avranno fatto? Le opzioni sono due: o l’amore per la montagna omnia vincit oppure una rivolta di salsicce li ha costretti a giurare che non avrebbero mai più mangiato un insaccato e a darsela a gambe levate. Chissà quale delle due opzioni è quella giusta...
Mentre stavano scappando dalle salsicce, ops!, volevo dire proseguendo la loro escursione hanno imboccato un sentiero nel bosco che tra piccole discese e tratti pianeggianti li ha portati a circumnavigare la conca erbosa fino a raggiungere un crocevia.
Sapete cosa si dice dei crocevia? Che sono i luoghi migliori dove perdersi. Puoi stare ore e ore a pensare quale strada prendere, ma se sei bloccato in un crocevia puoi metterci la mano sul fuoco che non prenderai quella giusta. L’unico modo per non perdersi a un incrocio è sapere da che parte andare, che poi è anche l’unico modo per non perdersi in generale. Ma se non sai dove andare… beh! Allora il crocevia stava aspettando proprio te perché non c’è cosa che diverta di più un crocevia che far perdere qualcuno. Ci vanno proprio matti per queste cose. So che c’è un incontro annuale dei vari incroci dove fanno i conti su quante persone sono riusciti a far perdere e quello che ne ha fatte perdere di più vince il premio “Crocevia infame dell’anno”. Se fai perdere la strada alla stessa persona più volte consecutive vale doppio. Quel crocevia là, alla fine del bosco, quell’anno ha vinto di certo. Non per niente il Signor Coso e l’Amico Esperto qualche mese dopo hanno ricevuto un biglietto di ringraziamento. Era anonimo ma sono certa fosse del crocevia perché il postino si è perso più volte per recapitarlo.
L’incrocio per arrivare al Monte Cava è un lontano cugino del Triangolo delle Bermuda. Non per niente non appena sono arrivati lì il GPS dell’Amico Esperto ha cominciato a dare di matto. Siccome non voglio credere al complotto del GPS ubriaco dal giorno prima per combutta con il crocevia, sono propensa ad avvalorare la tesi di un avvelenamento da poli invertiti della freccetta del GPS da parte dell’incrocio. Gli esperti, comunque, indagano ancora sulle varie piste.
Fatto sta, comunque, che privi del loro navigatore il Signor Coso e l’Amico Esperto si sono ritrovati a dover scegliere che strada fare, ed è lì che sono cominciate le comiche manco fossero su Benny Hill.
Hanno scelto il sentiero n. 1, lo hanno seguito per un po’. Mezz’ora, diciamo? Poi hanno capito di aver sbagliato strada. Sono tornati indietro. Altra mezz’ora. Sentiero n.3. Nada! Indietro. Sentiero n. 5. Un buco nell’acqua. Sentiero n. 5b per tentare di raggiungere il sentiero n. 4 senza tornare indietro. Un fallimento. Tornati di nuovo al crocievia. Sentiero n.7. Sentiero n. 10. Sentiero n. 2. Sentiero n. 28. Sentiero n. 5 (di nuovo). Sentiero n. 365. Sentiero n. 67. Sentiero n.3 (già fatto?). Sentiero n. ¼. Sentiero n. . Sentiero n. radice quadrata di 853.098. Sentiero n. le uova di Calimero dopo che è passato Topo Gigio. E ancora di nuovo ferma al crocevia.
A questo punto erano stanchi, accaldati (il sole stava cercando di scioglierli dall’interno per quanto bruciava) e assetati (l’acqua era ormai agli sgoccioli). E nella disperazione più totale si sono fatti una domanda “ma non è che il quad copre qualche indicazione?” Sì, gente: c’era un quad. Non hanno ancora cominciato ad avere le allucinazioni. Un pastore piuttosto moderno aveva parcheggiato il suo quad sul crocevia. Così si sono affacciati oltre al quad e… eccolo lì, il cartello! Un cartellino piccolo, a loro difesa, e attaccato abbastanza in basso per essere nascosto da un quad ma c’era e indicava precisamente il sentiero per il Monte Cava. Così, rincuorati, lo hanno intrapreso.
Il Signor Coso descrive questa salita come un percorso erboso, senza troppe difficoltà né molta pendenza, quasi una grande collinetta. Quindi vi sorprenderà scoprire che alla fine questa salitina li ha sconfitti. Si erano persi troppe volte ormai per riuscire ad arrivare sulla vetta del Monte Cava (2000 m). Erano stanchi ed era ormai troppo tardi. Così al primo spiazzo giusto che hanno trovato si sono fermati hanno attrezzato una discesa in corda doppia per allenarsi un po’ (ebbene sì, si sono persi mille volte portandosi dietro tutto il peso dell’attrezzatura per la corda doppia) e hanno fatto qualche discesa. Nulla di divertente come avremmo poi fatto un annetto dopo sul Monte Viglio, ma per lo meno quel giorno hanno fatto qualcosa di più del perdersi soltanto.
E niente: questa è la storia del buco nell’acqua che è stata l’escursione al Monte Cava. Per lo meno quando sono tornati indietro, per la stessa strada dell’andata, non si sono persi. E quando hanno raggiunto Prato Capito, alla fine di una giornata in cui non ci avevano capito niente, la rivolta delle salsicce era stata spenta e un porchettaro li attendeva vicino alla loro macchina per rifornirli di bevande. Erano rimasti completamente privi d’acqua in un giorno d’estate sull’Appennino: praticamente il peggior incubo di qualunque alpinista!
Alla fine sono sopravvissuti, ma sul Monte Cava che io sappia non ci sono più tornati: avranno paura che il crocevia voglia vincere di nuovo il premio annuale...
Tutte le foto sono del Signor Coso o dell'Amico Esperto
Sapete cosa si dice dei crocevia? Che sono i luoghi migliori dove perdersi. Puoi stare ore e ore a pensare quale strada prendere, ma se sei bloccato in un crocevia puoi metterci la mano sul fuoco che non prenderai quella giusta. L’unico modo per non perdersi a un incrocio è sapere da che parte andare, che poi è anche l’unico modo per non perdersi in generale. Ma se non sai dove andare… beh! Allora il crocevia stava aspettando proprio te perché non c’è cosa che diverta di più un crocevia che far perdere qualcuno. Ci vanno proprio matti per queste cose. So che c’è un incontro annuale dei vari incroci dove fanno i conti su quante persone sono riusciti a far perdere e quello che ne ha fatte perdere di più vince il premio “Crocevia infame dell’anno”. Se fai perdere la strada alla stessa persona più volte consecutive vale doppio. Quel crocevia là, alla fine del bosco, quell’anno ha vinto di certo. Non per niente il Signor Coso e l’Amico Esperto qualche mese dopo hanno ricevuto un biglietto di ringraziamento. Era anonimo ma sono certa fosse del crocevia perché il postino si è perso più volte per recapitarlo.
L’incrocio per arrivare al Monte Cava è un lontano cugino del Triangolo delle Bermuda. Non per niente non appena sono arrivati lì il GPS dell’Amico Esperto ha cominciato a dare di matto. Siccome non voglio credere al complotto del GPS ubriaco dal giorno prima per combutta con il crocevia, sono propensa ad avvalorare la tesi di un avvelenamento da poli invertiti della freccetta del GPS da parte dell’incrocio. Gli esperti, comunque, indagano ancora sulle varie piste.
Fatto sta, comunque, che privi del loro navigatore il Signor Coso e l’Amico Esperto si sono ritrovati a dover scegliere che strada fare, ed è lì che sono cominciate le comiche manco fossero su Benny Hill.
Hanno scelto il sentiero n. 1, lo hanno seguito per un po’. Mezz’ora, diciamo? Poi hanno capito di aver sbagliato strada. Sono tornati indietro. Altra mezz’ora. Sentiero n.3. Nada! Indietro. Sentiero n. 5. Un buco nell’acqua. Sentiero n. 5b per tentare di raggiungere il sentiero n. 4 senza tornare indietro. Un fallimento. Tornati di nuovo al crocievia. Sentiero n.7. Sentiero n. 10. Sentiero n. 2. Sentiero n. 28. Sentiero n. 5 (di nuovo). Sentiero n. 365. Sentiero n. 67. Sentiero n.3 (già fatto?). Sentiero n. ¼. Sentiero n. . Sentiero n. radice quadrata di 853.098. Sentiero n. le uova di Calimero dopo che è passato Topo Gigio. E ancora di nuovo ferma al crocevia.
A questo punto erano stanchi, accaldati (il sole stava cercando di scioglierli dall’interno per quanto bruciava) e assetati (l’acqua era ormai agli sgoccioli). E nella disperazione più totale si sono fatti una domanda “ma non è che il quad copre qualche indicazione?” Sì, gente: c’era un quad. Non hanno ancora cominciato ad avere le allucinazioni. Un pastore piuttosto moderno aveva parcheggiato il suo quad sul crocevia. Così si sono affacciati oltre al quad e… eccolo lì, il cartello! Un cartellino piccolo, a loro difesa, e attaccato abbastanza in basso per essere nascosto da un quad ma c’era e indicava precisamente il sentiero per il Monte Cava. Così, rincuorati, lo hanno intrapreso.
Il Signor Coso descrive questa salita come un percorso erboso, senza troppe difficoltà né molta pendenza, quasi una grande collinetta. Quindi vi sorprenderà scoprire che alla fine questa salitina li ha sconfitti. Si erano persi troppe volte ormai per riuscire ad arrivare sulla vetta del Monte Cava (2000 m). Erano stanchi ed era ormai troppo tardi. Così al primo spiazzo giusto che hanno trovato si sono fermati hanno attrezzato una discesa in corda doppia per allenarsi un po’ (ebbene sì, si sono persi mille volte portandosi dietro tutto il peso dell’attrezzatura per la corda doppia) e hanno fatto qualche discesa. Nulla di divertente come avremmo poi fatto un annetto dopo sul Monte Viglio, ma per lo meno quel giorno hanno fatto qualcosa di più del perdersi soltanto.
Il ritorno dal Monte Cava
E niente: questa è la storia del buco nell’acqua che è stata l’escursione al Monte Cava. Per lo meno quando sono tornati indietro, per la stessa strada dell’andata, non si sono persi. E quando hanno raggiunto Prato Capito, alla fine di una giornata in cui non ci avevano capito niente, la rivolta delle salsicce era stata spenta e un porchettaro li attendeva vicino alla loro macchina per rifornirli di bevande. Erano rimasti completamente privi d’acqua in un giorno d’estate sull’Appennino: praticamente il peggior incubo di qualunque alpinista!
Alla fine sono sopravvissuti, ma sul Monte Cava che io sappia non ci sono più tornati: avranno paura che il crocevia voglia vincere di nuovo il premio annuale...
Pendio = prove di corda doppia sul Monte Cava |
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