giovedì 26 ottobre 2017

IL GIRO DEL SASSOPIATTO

La volta che sono andata in montagna e ho imparato a zoppicare

Ci siamo! Primo articolo, prima storia semiseria montanara. E da dove iniziare se non dalla mia prima volta? Se non da lui, il monte che si è preso tutto: l’innocenza, l’ingenuità (sì, lo ammetto: all’epoca credevo che fare escursioni sulle Dolomiti fosse passeggiare nei boschi. Niente fischi per favore) e soprattutto il mio ginocchio! D’altro canto la prima volta non si scorda mai quindi dovevo proprio parlare di… com’è che si chiamava sto monte? Ah! Già – rullo di tamburi prego – il Sassopiatto!


Scorcio del Sassopiatto


La partenza da Campitello di Fassa


Prima d’iniziare c’è una cosa da sapere sul giro del Sassopiatto: non è pianeggiante! Notizia scema dite? Beh, tenetela lo stesso a mente: è una questione seria.

Abbiamo raggiunto il Sassopiatto con la funivia da Campitello di Fassa, in Val di Fassa, il paese dove alloggiavamo. Lo avevamo scelto secondo un ottimo criterio. No, non era per i monti che c’erano intorno (anche se quello non guastava); era per la miglior pasticceria che esista al mondo. Ce l’avete presente un’ottima pasticceria? Ecco, quella che sta a Campitello è meglio! Vi viene in mente un fattore più importante nello scegliere dove fare trekking?

Comunque, tornando all’escursione, si sale con una delle funivie più rapide che io abbia mai preso. In pochi minuti si arriva al Col Rodella (2404m), dove per altro c’è una ferrata divertente, ma questa è un’altra storia. Lì c’è un punto panoramico che fa decisamente la sua scena. Consigliatissimo! Se poi come me si è alle prime armi oltre il panorama fa effetto pure il freddo barbino che si sente appena usciti dalla funivia. Ma, insomma, siamo sopra ai 2000m: che ti aspettavi me del passato?


Vista dalla funivia per il Sassopiatto


Una volta finita di mettermi qualsiasi strato di vestiti che io avessi a mia disposizione e aver così iniziato inconsapevolmente il mio leitmotiv della vacanza (vestiti-spogliati-vestiti-spogliati-vestiti-spogliati a ripetizione… voi, almeno, non fatelo mai!) abbiamo cominciato seriamente l’escursione.

Ora, avete tenuto a mente che il giro non è pianeggiante? Ecco la questione. Il Signor Coso aveva parlato di un trekking facile (e lo è), non particolarmente ripido, quasi pianeggiante. Nella sua logica di vecchio montanaro “quasi pianeggiante” stava per sentiero in quota e continui sali e scendi, nella mia mente da principiante stava per Pianura Padana, più o meno. Avete capito come mi sono giocata il ginocchio? Vi dico solo una cosa: il giro comincia con un discesone di ghiaia ripidissimo. E come si sarebbe potuto prevedere ci ho lasciato il ginocchio. D’ora in poi chiamatemi signora Zoppetta, prego!


La discesa verso Forcella Rodella dal Col Rodella


Il giro del Sassopiatto


Dal Col Rodella, con la diabolica discesa spacca-ginocchia, siamo arrivati alla Forcella Rodella. Da lì, girando a sinistra al bivio, abbiamo raggiunto il rifugio Friedrich-August (2298m) che ha una mucca enorme a fargli la guardia. Cioè in realtà è una mucca-statua visto che è più alta di Robert Wadlow (che era alto 2 metri e 72 centimetri, e non è poco) e sta sempre immobile. 

Dal rifugio si dipana un bel sentiero panoramico che con molta fantasia è stato chiamato sentiero Friedrich-August – sì, questo re a quanto pare aveva una sua fissa per il Sassopiatto. Avremmo potuto decidere di ignorare il sentiero e girare a destra verso il Sassolungo, ma lo avete letto il titolo del post? E allora secondo voi dove siamo andati? Ovviamente a sinistra, verso il Sassopiatto!



Il giro del Sassopiatto


Il sentiero è veramente panoramico, non sto scherzando. Prati, stelle alpine (che a quanto pare sono fiorellini minuscoli, e io che mi immaginavo cose dalle dimensioni dei girasoli), rocce, ponticelli di legno fatti ad hoc per coprire le varie rientranze nella roccia, tutto all’ombra del Sassopiatto. Insomma un giro tranquillo, in quota, decisamente lungo ma che vale la candela. Ogni tanto, poi, spuntavano fuori rifugi. Prima il rifugio Sandro Pertini (2300m), poi il rifugio Sassopiatto (2301m).

Del rifugio Sassopiatto ho un buon ricordo: ottimo pranzo. Non ricordo cosa ho mangiato io. Ricordo solo che il Signor Coso mi ha sconvolto ordinando una frittata dolce di cui io non avevo mai sentito parlare, ma che in sostanza è la Kaiserschmarren. Okay, questo non è un blog culinario, ma ve lo dico: se passate per il rifugio Sassopiatto prendetene una, era decisamente buona.

A pancia piena siamo ripartiti. All’epoca il Signor Coso e io non avevamo ancora neanche pensato di metterci a fare ferrate quindi abbiamo ignorato la Oskar Schuster a destra del rifugio. Abbiamo preso a sinistra, direzione Malga Sassopiatto. Dopo ore di cammino si tornava a casa.



La valle del fiume Duron

Il ritorno in Val di Fassa


La strada di casa poteva essere facile, ma non era giornata. Se io ero la signora Zoppetta certo non poteva filare tutto liscio, no?! Non c’è una legge di Murphy apposita per cose come questa?

Il ritorno, in realtà, non è particolarmente complicato. La strada nel bosco, per quanto ripida, è stata piacevole e sorvolando sull’odore non proprio fantastico del recinto delle mucche (sta volte mucche-mucche) dove si deve per forza passare, direi che è uno di quei ritorni che non puoi sbagliare. E almeno fino al rifugio Micheluzzi (1850m) e alla valle del fiume Duron in effetti è andato tutto liscio.

Ma se andava tutto davvero liscio stavamo qui a parlarne? Allora vi dico quello che avremmo dovuto fare: al bivio finale avremmo dovuto prendere a destra, per il discesone ancora più spacca-ginocchia, asfaltato, con tanto di corrimano che riporta a Campitello. Cosa abbiamo fatto invece noi? Esatto! Abbiamo girato a sinistra. Il sentiero in quota ci sembrava più allettante… almeno all’inizio. Poi… cammina, cammina, cammina… no, non era più così allettante. Se girate a sinistra il sentiero non scende quasi mai. Si arriva a delle casette che sono proprio sopra a Campitello.

Quando alla fine noi già disperavamo c’è venuto in soccorso lo Spirito Santo. No! Seriamente! C’è venuto in soccorso proprio lui, perché il sentiero in discesa che abbiamo incrociato era una via crucis. Non che non ce l’abbia fatta soffrire eh! (erano tutte scalette, maledizione!) ma alla fine siamo arrivati a casa… con solo un’ora di ritardo rispetto ai nostri amici che avevano fatto il discesone.

Insomma, ore di zoppicata sotto il sole e una via crucis finale totalmente inaspettata e a quel punto decisamente comica: come potevo non innamorarmi dell’alpinismo e un po’ pure del Sassopiatto? E così adesso siamo qui: alla fine del primo di una serie di racconti di escursioni andate sempre al 70% bene.


Mappa del giro del Sassopiatto

Scheda dell'escursione


Partenza: Campitello di Fassa (in funivia)
Arrivo: Campitello di Fassa (tramite sentiero) 
Difficoltà: E 
Durata: 6 ore circa 
Dislivello: 750m 
Sentieri: 529, 557-4, 533 
Rifugi: Rifugio Friederich-August, Rifugio Sandro Pertini, Rifugio Sassopiatto, Rifugio Micheluzzi


Le fotografie sono opera di tre pazzi che non solo sono venuti sul Sassapiatto con me, ma che mi frequentano pure abitualmente e che chiameremo il Signor Coso, Wiiiiiwoman e il Dottor Uka. Grazie a tutti e tre.