venerdì 11 maggio 2018

L'ESCURSIONE PER IL SENTIERO DEI TEDESCHI

LA VOLTA CHE CI SIAMO SCORDATI L’ACQUA… OPS!

Mettiamo il caso che siate dalle parti della Val di Pejo e che abbiate voglia di fare una bella escursione lunga, ma che per non si sa quale folle motivo non vogliate andare sul Monte Vioz; ecco in quel caso potrebbe tornarvi perfetta l’escursione sul Sentiero dei tedeschi. Così, per beneficio di quel ipotetico voi futuro, meglio che vi racconti com’è questa meravigliosa escursione. 

La via del Sentiero dei tedeschi tra abeti, erba e rocce

La partenza da Pejo Fonti


A dire il vero l’ipotetico caso è capitato a delle persone in carne e ossa e quelle persone eravamo il Signor Coso e io. Era il nostro primo giorno in Val di Sole e, sebbene non volessimo fare da subito i pigri dandoci a sentieri troppo facili come il giro del Lago Covel, non ce la sentivamo di partire in quarta con percorsi come il giro dei laghi del Cevedale, che avremmo fatto qualche giorno dopo. Così pensammo che per riscaldarci un po’ e svegliarci dal nostro letargo un’escursione lunga ma tendenzialmente in quota come il Sentiero dei tedeschi potesse essere perfetta. Quello che non avevamo pensato, invece, era di partire con le borracce vuote. Avevamo deciso di riempirle alla fontanella di Cogolo vicino al parcheggio dove ci avrebbe recuperato il pullman, ma un improvviso black out celebrale collettivo (solo così me lo spiego) ce lo ha fatto dimenticare e ci ha fatto arrivare là dove non c’era più neanche una fonte prima di accorgercene.

Per cominciare l’escursione bisogna prendere la funivia da Pejo Fonti e arrivare al Rifugio Scoiattolo (2000m) dove si prende la seggiovia per Doss dei Cembri (2315m). Forse vi ricorderete di Doss dei Cembri dalla salita del Monte Vioz (oddio! Mi sono sentita un po’ Troy McLure nello scrivere questa frase) e infatti l’inizio dell’escursione è sulla stessa via: il sentiero n. 138 che sale abbastanza ripido di fronte alla seggiovia. Solo che dopo poco, a un bivio, invece di voltare a destra e procedere verso il Vioz si prende a sinistra il sentiero n. 139, anche più romanticamente detto il Sentiero dei tedeschi. Ed è a questo bivio che ci siamo accorti di avere entrambi gli zaini stranamente leggeri: grazie al cavolo avevamo un litro d’acqua in meno sulla schiena! Non ci siamo particolarmente allarmati però. Il Sentiero dei tedeschi è un sali e scendi tra vallate piene di rivoli, torrenti, fiumi e cascatelle. Volevate che non avremmo trovato una bella fonte d’acqua cristallina con cui riempire le borracce? Spoiler alert: no! Non l’abbiamo trovata. Nei giorni precedenti aveva piovuto e rivoli, torrenti, fiumi e cascatelle erano tutti pieni di fango e acqua marrone. Questo non lo avevamo previsto. 

Fiume sul Sentiero dei tedeschi

L’escursione sul Sentiero dei tedeschi


Il Sentiero dei tedeschi si chiama così perché è stato costruito durante la Prima Guerra Mondiale per scopi militari e anche se all’inizio questo non è subito visibile, lungo l’escursione la sua storia diventa evidente grazie ai suggestivi resti di fortificazioni dell’epoca. Quando ci siamo arrivati la nebbia fitta che ci aveva accolto all’inizio si era, per fortuna, diradata per permetterci di goderci a pieno la loro vista. Purtroppo, invece, non ci è andata altrettanto bene con aquile reali, camosci e stambecchi che dicono siano frequenti in zona, ma che noi non abbiamo visto neanche di striscio. Per non parlare del gipeto (da non confondere con Geppetto che è un’altra cosa) che bazzica comunque la zona, ma che è più raro e di cui noi, come da copione, non abbiamo intravisto neanche l’ombra.

Il sentiero è di per sé inconfondibile: taglia il massiccio in orizzontale e non presenta molte svolte così anche una persona priva di orientamento come me riesce a evitare di perdersi. Il che è molto comodo specie pensando che quando ci siamo stati noi non c’era nessun altro, letteralmente: eravamo soli soletti, cosa che ha rallegrato la mia parte più misantropa e ha invece inquietato il Signor Coso. In compenso, però, abbiamo incontrato un gruppo di pecore belle piazzate sul sentiero che non ci hanno certo potuto assistere nell’orientamento o nella mancanza totale di acqua, ma hanno potuto comunque costringerci ad abbandonare il sentiero e ad arrampicarci sul pendio erboso per non disturbarle. Peccato che io sono ovviamente scivolata e le ho spaventate tutte facendole scappare. E niente: io ci avevo provato a passare inosservata.

La mia scivolata appare piuttosto ridicola se si pensa che poco prima, sul sentiero, avevamo attraversato punti ben più complessi: dapprima l’attraversamento di una cascatella su gradini di legno e rocce scivolose al punto da rendere utile un cavo metallico, e poi un ponticello di legno in concomitanza di un’altra cascatella. Insomma sarebbe stato più normale scivolare su legno o roccia bagnati no?! Ma chi ha mai detto che sono normale? Certo non io!

Valle verde attraversata dal Sentiero dei tedeschi

Scavallata una selletta abbiamo finalmente cominciato a vedere il Lago Pian Palù, segno che eravamo ormai oltre il giro di boa. Dalla sella in poco tempo abbiamo raggiunto la Valle degli Orsi (dove però non ci sono orsi, tranquilli!) in cui la via si biforca. Si potrebbe continuare dritti verso ghiacciai e altre vie oppure, come abbiamo fatto noi, si scende per la Val Cadini per il sentiero n. 139B. In questa valle erbosa si percorre una discesa morbida lungo la sponda del Rio Cadini prendendo il sentiero n. 129. L’obiettivo è uno solo: arrivare al Lago Pian Palù nonostante l’erba alta e il boschetto in cui ci si trova a passare. Per questo, alla prima occasione, si inforca il sentiero n. 124, anche detto strada militare, che porta fino a Malga Giumella. Sacra Malga Giumella! Da quei pizzi, dopo circa 4 ore di cammino nella natura incontaminata e di allucinazioni e deliri da disidratazione, abbiamo trovato una fattoria ma soprattutto un fontanile! Finalmente si beveva!

Proseguendo lungo la strada militare si raggiunge il Lago Pian Palù ed è qui che bisogna fare una scelta: si potrebbe decidere di continuare sul sentiero 124 che fa il giro del lago oppure si potrebbe decidere che dopo ore e ore di camminata tutto ciò che si desidera è tornare a Pejo Fonti (soprattutto considerando che non ci sono mezzi pubblici che ti vengano a recuperare in zona e ti riportino in paese). Indovinate cosa abbiamo scelto noi? A essere onesti, però, c’è da dire che avevamo già deciso a priori che avremmo fatto il giro del Lago Pian Palù un altro giorno. Così ci trovavamo solo a dover decidere se tornare a Pejo Fonti per la via carrabile, una discesa nel complesso morbida, o attraversare la diga e affrontare una discesa ben più ripida. 

Cartello per la Valle degli orsi tra le nubi e l'erba

Il ritorno a Pejo Fonti dal Lago Pian Palù


Abbiamo deciso di attraversare la diga e di tenere la sinistra e scendere per la ripida scalinata di terriccio e legna fino al Rifugio Fontanino (1675m). Se cercate indicazioni chiare per trovare questa scalinata sulla mappa o dal vivo sappiate che è parte del sentiero n. 199. Se cercate invece un consiglio eccovelo: non bevete l’acqua del Fontanino! Non del rifugio, ma proprio l’acqua della fonte del Fontanino. Non importa se la targa dice che nell’ottocento/novecento (non ricordo il secolo) andava di moda e che fa molto bene: i nostri avi non avevano le papille gustative secondo me. Quell’acqua è terribile per quanto è ferrosa! Invece se avete sete bevete la birra: le bottigliette di mini Frost che si comprano al Rifugio Fontanino sono fantastiche.

Per tornare a Pejo Fonti dal Rifugio Fontanino abbiamo preso il sentiero n. 110 che si immerge nel bosco dall’altra parte del fiume. Stando alla mappa sarebbe dovuto essere un’ottima alternativa alla strada asfaltata e ci avrebbe dovuto portare in relativamente poco tempo in paese. E non è che la mappa mentisse proprio; diciamo che però aveva lievemente omesso che c’era una svolta. A un certo punto, per farla breve, avremmo dovuto attraversare un ponte sulla sinistra e quando ci siamo tornati la volta del giro del Lago Pian Palù ci siamo anche accorti che in effetti i segnavia per il ponte c’erano, ma la volta del Sentiero dei tedeschi, invece, non abbiamo visto né segnavia né ponte. Conclusione? Abbiamo preso a destra e siamo saliti per una terribile salita talmente pendente che quella del purgatorio di Dante in confronto è una barzelletta. Così facendo però abbiamo raggiunto il Forte Barba di Fiori (1610m) che ho trovato veramente carino anche se un po’ autoconclusivo (insomma non è che ci fosse poi molto da vedere). Da lì in poi abbiamo cominciato a riscendere e abbiamo raggiunto la strada asfaltata che, al prezzo di altro sangue, sudore e fatica, ci ha riportato a Pejo Fonte.

Insomma a parte le 4 ore senz’acqua e l’imprevista ora in più di cammino regalata dal Forte Barba di Fiori questo trekking in Val di Pejo è stato esattamente ciò che ci aspettavamo: una bella escursione faticosa ma fattibile. Peccato solo per quell’ultimo pezzo di strada asfaltata obbligatoria: il bitume rovina sempre un po’ tutte le escursioni. Ci fosse stato per lo meno un gipeto a farci compagnia… e invece niente. 

Vista del Lago Pian Palù tra nuvole basse dal Sentiero dei tedeschi

Scheda dell’escursione:


Partenza
: Pejo Fonti (in funivia)
Arrivo: Pejo Fonti (a piedi)
Difficoltà: E
Durata: 5 ore circa
Dislivello: 640m
Sentieri: 138, 139, 139B, 129, 124, 119, 110
Rifugi: Rifugio Scoiattolo, Rifugio Fontanino


Tutti le fotografie sono mie e del Signor Coso

Nessun commento:

Posta un commento