venerdì 14 settembre 2018

LA SALITA A SULZENAU ALM

LA VOLTA CHE “COME È IN SALITA QUESTO SENTIERO IN QUOTA…”


La scorsa settimana vi ho lasciato in sospeso a metà del WildeWesserWeg, il Sentiero delle Acque Selvagge, a rimirare la bellezza della cascata Grawa, ma ora basta poltrire: è ora di affrontare la seconda tappa di questo sentiero diviso in tre fasi (e no, prima che lo pensiate: la terza tappa noi non l’abbiamo fatta)! E allora ecco qui un’escursione decisamente diversa da quella che mi aspettavo: la salita a Sulzenau Alm.


La malga Sulzenau Alm con la cascata Sulzenau sullo sfondo
La valle della malga Sulzenau Alm con la cascata Sulzenau che troneggia nella scena

Dalla cascata Grawa a Sulzenau Alm


Per essere completamente onesti la seconda tappa del WildeWesserWeg porterebbe fino al rifugio Sulzenau Hütte, ma questo nuovo tratto è decisamente diverso dalla prima tappa: tanto l’escursione alla cascata Grawa è facile e pianeggiante quanto questa è pendente e scivolosa.

Abbandonata la seconda pedana panoramica della cascata infatti si prosegue all’interno del bosco su un terreno dove il grip non è dei migliori. Certo, forse aver affrontato questa escursione il giorno dopo il diluvio universale non è stata proprio la scelta migliore: il terreno era bagnato e scivoloso e le roccette insidiose. Per fortuna i pontili di legno che costellano i 600 metri e passa di dislivello di questa escursione lungo la cascata aiutano a procedere senza troppa difficoltà. Purtroppo, però, non evitano la fatica. Ricordate quando la settimana scorsa vi ho detto che credevo che il WildeWesserWeg fosse un sentiero tutto più o meno in quota? Ecco! Mi sbagliavo alla grande! La seconda tappa ha un dislivello totale di 800 metri. Lo so che state pensando: “ma come facevi a credere che sarebbe stato un sentiero in quota con 800 m di dislivello?”. Beh, pensavo che fosse molto più lungo, ovviamente! E invece era uno “sputo” di sentiero, però uno sputo molto, ma molto verticale. Ahi! Poveri i miei polpacci! E io che mi volevo riposare dopo la ferrata Fernau…

Per altro il piccolo inaspettato infame (venduto dagli austriaci come sentiero per famiglie e bambini. Non mi stancherò mai di dirlo: gli austriaci non sanno proprio cosa si intenda per “sentiero adatto a famiglie e bambini”) è un via vai di strette curve che ogni volta danno la speranza che la tortura stia per finire e invece non finisce mai. Unica consolazione era quando gli alberi si aprivano e si poteva godere della vista di quei gigantici titani che erano le Alpi intorno a noi e, in lontananza ma neanche troppo, il ghiacciaio Stubai.

Qua e là, lungo la salita, si incontrano anche staffe di ferro che sulle prime ci hanno fatto alquanto ridere: dovete sapere che le ferrate austriache sono attrezzate il minimo necessario; non troverete mai una staffa in più del dovuto. Eppure eccole lì, nel bel mezzo del terriccio del sottobosco che si distanzia finalmente dalla cascata, tre staffe di ferro. Ma che diamine ci facevano lì? Ma gli austriaci proprio non la sanno la differenza tra una klettersteig e un sentiero? Stupidi noi, in realtà: in discesa, su quel sentiero scivoloso, quelle staffe sono decisamente utili!

Dopo una salita potenzialmente infinita si arriva all’unico bivio di quest’escursione. È qui che la speranza si fa di nuovo viva. A destra un sentiero corre in discesa, a sinistra un altro prosegue affaticato in salita e tu, ancor prima di essere arrivato a poter leggere il cartello, ti fai un rapido calcolo mentale e a quel punto sai, non lo credi lo sai, che quegli 800 metri di dislivello sono finiti là. Poi arrivi al cartello e ti ricordi che in matematica hai sempre fatto schifo: il tuo è il sentiero a sinistra, in salita, e muori un po’ dentro. Quello a destra invece dove va? Non c’è nessuno che lo sa, tralallalallala! No a parte gli scherzi, va in un qualche posto con la “b”, mi sembra, ma a occhio e croce il Signor Coso scommette che porta verso Mutterbergalm (o lì vicino comunque). Sì, non siamo la guida turistica più affidabile del mondo!

Il malefico cartello del bivio giura che Sulzenau Alm dista da lui solo 15 minuti, ma non è vero, oppure il Signor Coso e io facciamo pena… uno dei due… forse tutti e due. Dopo 15 minuti noi abbiamo raggiunto solo l’ingresso alla valle che si nasconde sulla cima della cascata Grawa. A nostra difesa però la pendenza fino alla valle è decisamente elevata e c’è anche un tratto insidioso dove il sentiero si fa particolarmente stretto e roccioso e dalla conformazione del terreno è evidente che appena inizia a piovere con un po’ più di intensità nasce anche lì d’improvviso un bel fiume.

Arrivati alla valle, comunque, si capisce perché veramente vale la pena di affrontare questa piccola fatica. La valle pianeggiante si apre tondeggiante e verde come l’Eden all’interno di una corona di Alpi, dopo un paio di ponticelli che permettono di attraversare facilmente l’intenso, scrosciante e poderoso fiume che metri più in là si getta nella cascata più larga delle Alpi Orientali: la cascata Grawa.

Sebbene l’ingresso alla valle attraverso un cancelletto mi avesse fatto ricordare il giardino segreto, una volta che l’intero panorama si è aperto dinnanzi a me sono stata certa che il paragone letterario più corretto fosse Gran Burrone (e se non sapete che cos’è Gran Burrone vuol dire che non vi siete mai letti uno dei più grandi capolavori della letteratura… shame on you!). L’intera valle e la sua cornice sono uno sciabordio di acque, torrenti e fiumi. Tre cascate scendono rapide dalle pareti più in lontananza della valle; tra di loro c’è anche la cascata Sulzenau, una delle più alte delle Alpi Orientali. Anche da lontano sa ipnotizzare: nel momento in cui la vedi c’è solo lei nella valle. Per questo motivo, nonostante la stanchezza, abbiamo subito superato il rifugio Sulzenau Alm (1847 m) e ci siamo spinti fino ai suoi piedi. Meravigliosa, modica eppure sublime al tempo stesso.

A coronare questo “piccolo” spettacolo della natura c’è lui: il rifugio Sulzenau Hütte (2196 m) la nostra meta originale per questa escursione. Sapete perché non ci siamo arrivati? Perché dalla base della cascata parte un ripido sentiero zig zagante che in un’ora (fidandosi del cartello, ma magari è bugiardo come il suo predecessore) ti ci porterebbe in cambio, soltanto, di sangue e sudore (e forse di un piccolo infarto da parte mia). Insomma non eravamo proprio nelle condizioni ideali; o meglio io non ero nelle condizioni ideali: il Signor Coso era abbastanza pimpante e infatti io ho rischiato un infarto già solo per la paura che lui mi proponesse davvero di finire l’escursione così come l’avevamo programmata. Invece, complice anche il tempo che volgeva al peggio, abbiamo deciso di girare i tacchi e tornare indietro. 



La seconda tappa del WildeWesserWeg verso Sulzenau Alm
La strada verso la malga Sulzenau Alm

Il ritorno da Sulzenau Alm a Grawa Alm


Prima di ricominciare la discesa ci siamo fermati a pranzo al rifugio Sulzenau Alm, una bomboniera di statue, sedie, tavoli e praticamente qualsiasi altra cosa intagliate nel legno. Questo è un rifugio un po’ particolare: per ordinare bisogna affacciarsi alla finestra (manco fossimo al McDrive) e in sostanza è tutto molto self service. Il menu non è ricchissimo e siccome non abbiamo avuto il coraggio di provare la zuppa di wurstel (chissà perché, a guardarla dopo sembrava buona) abbiamo optato per due porzioni di wurstel mit brot, ossia wurstel con pane (e senape). In realtà noi volevamo anche una Kaiserschmarren, ma nonostante sul loro sito promettano una cucina calda tutto il giorno citando proprio la Kaiserschmarren ci hanno detto che a pranzo non lo fanno… o che le uova arrivavano dopo pranzo… o che i marziani se l’erano mangiate tutte. Insomma parlavano tedesco! Il Signor Coso lo sta imparando, ma non è così certo della sua traduzione dopo che gli ho detto del sito (ma potrebbe anche darsi che è Google Traduttore che mente: anche il sito è in tedesco).

Senza dolce abbiamo finito il pranzo in tempo record e ancora più rapidamente abbiamo intrapreso la discesa perché io stavo gelando. Contro ogni nostra previsione, infatti, durante la salita avevamo sudato come dei maiali a causa della cappa di fuoco infernale del bosco che manco la Tiburtina in piena estate (questa la capiscono giusto i romani… traduzione poco fedele e meno calda per tutti gli altri: “la cappa di fuoco infernale del bosco che manco il Sahara a mezzogiorno”). Nella valle, però, regnavano vento, umidità e nuvole il che, sommato al sudore di cui sopra, mi assicurava una bella broncopolmonite. Così mi sono immediatamente tramutata in Gengis Khan e ho moderatamente e tranquillamente proposto al Signor Coso di ritornare.

Il ritorno è per la stessa via di salita. Fate attenzione quando scendete a non scivolare sia a causa del terreno, che in realtà è una specie di materasso elastico che si affossa ad ogni passo per poi rimbalzare in alto, sia per colpa delle pedanine di legno che vi sembreranno pianeggianti, ma in realtà sono scalette: c’è della profondità tra uno scalino e l’altro! E già che ci state mentre scendete divertitevi con la disperazione degli escursionisti che salgono e che scoprono da voi che manca ancora tanto. Una ragazzina quando glielo abbiamo detto ha letteralmente urlato isterica “come si sale?”. Ragazzina, ovunque tu sia, io sono con te! Ma soprattutto padre della ragazzina che l’hai trascinata fino a lì… ti sono vicina: immagino il mastino infernale che tua figlia ti ha sguinzagliato contro dopo questa piccola rivelazione.

Per fortuna la discesa è sempre più rapida della salita, così in relativamente breve tempo, il Signor Coso e io ci siamo ritrovati al rifugio Grawa Alm a bere una cisterna di birra a testa. A essere onesti una cisterna e mezza se l’è bevuta il Signor Coso perché io continuavo a scambiare magistralmente i nostri bicchieri per ritrovarmi sempre di fronte quello più vuoto. Perché questo trucco di magia? Perché avevamo l’autobus che arrivava a breve e io sono lenta a bere. Ohibò! Dio della birra perdonami per questo peccato!



Il fiume che scorre nella Sulzenau Alm e che diventa la cascata Grawa
L'ingresso sul fiume per la malga Sulzenau Alm

Bonus track: da Milders a Neustift im Stubaital per il lungofiume


Nonostante la fatica dell’escursione e la birra di troppo che riempiva il Signor Coso come una piñata, arrivati a casa abbiamo pensato di ripartire. Così da Milders, la frazione in cui soggiornavamo, abbiamo intrapreso il lungofiume che in una mezzora porta a Neustift im Stubaital. Se avete una mezzoretta da occupare non è una passeggiata così male però sappiate questo: il primo tratto è piuttosto triste, non si vede neanche il fiume, mentre quello dopo l’attraversamento del ponte migliora nella vista del fiume a destra ma non in quella di Neustift, visto che un’immensità di casette turistiche si susseguono incessantemente sulla sinistra. In compenso se avete una bicicletta è una bella pista ciclabile. Per altro proprio qui abbiamo incontrato nuovamente la famiglia della ragazzina. State tranquilli, il padre era ancora vivo: chissà come era riuscito a addomesticare il mastino infernale. Complimenti papà!



Una delle prime cascate che si vedono arrivando nella verde malga di Sulzenau Alm
Una delle cascate di Sulzenau Alm, vista dal rifugio omonimo

Scheda dell’escursione:


Partenza: Grawa Alm (a piedi)
Arrivo: Neustift im Stubaital (in autobus)
Difficoltà: E
Durata: 2,30 ore circa
Dislivello: 800 m
Rifugi: Rifugio Sulzenau Alm, Rifugio Grawa Alm


Tutte le fotografie sono mie e del Signor Coso

1 commento:

  1. Andati oggi con la bimba di 9 anni....
    Faticoso ma stupendo nonostante la forte pioggia e grandine in discesa !!!

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