venerdì 21 dicembre 2018

L’EREMO DI SAN DOMENICO, LA CERTOSA DI TRISULTI E L’ABBAZIA DI CASAMARI

LA VOLTA CHE ABBIAMO SCOPERTO CHE LA CIOCIARIA ESISTE - SECONDA PARTE


La Ciociaria si vende male! Questo lo abbiamo già determinato. Tra le Grotte di Collepardo e il Pozzo d’Antullo dovrei già essere riuscita a convincervi che c’è più di un buon motivo per fare una gita in Ciociaria. Però non ho mica finito di raccontarvi tutto quello che c’è laggiù e quindi proseguiamo con l’escursione all’Eremo di San Domenico e le visite alla Certosa di Trisulti e all’Abbazia di Casamari.


Un albero caduta nel bosco della Ciociaria per andare all'Eremo di San Domenico
La via per l'Eremo di San Domenico

L’escursione all’Eremo di San Domenico e la visita al Monastero di San Domenico


Eravamo rimasti con l’abbacchio nello stomaco dopo aver mangiato in un ottimo ristorante ciociaro. Per quanto, però, fosse allettante l’idea di farsi un riposino mentre il nostro stomaco andava a mille per digerirlo, l’orologio della macchina del Signor Coso ci ricordava costantemente che il tempo scorreva inesorabilmente. Nonostante raggiungere Collepardo non sia proprio impossibile da Roma (ci vuole circa un’ora), il mio istinto voglio-vedere-tutto-subito ci ha spinto a rimetterci subito in moto ad andare a caccia dell’eremo che qualche ora prima avevamo bellamente saltato.

Ammetto subito, però, che abbiamo imbrogliato: mentre eravamo a pranzo abbiamo sfruttato il wi-fi del ristorante per tentare di capire dove diamine fosse questo “famoso” eremo. D’altro canto il cartello di legno che avevamo notato prima del pranzo non ci aveva spinto a fermarci quindi ci serviva un piccolo aiutino. Nella realtà, però, il cartello è piuttosto chiaro.

Appena superata la Certosa di Trisulti a destra c’è un vecchio rudere che è tutto quel che resta del Monastero di San Domenico. Alla stessa altezza a sinistra c’è il cartello. Cosa dice il cartello? Eremo di San Domenico. Dove indica? Verso il bosco. Ora, considerando che in qualche misura il Signor Coso e io siamo escursionisti, un cartello di legno che indica verso il bosco dovrebbe dirci qualcosa, no?! Ecco a me non ha detto assolutamente niente la prima volta che l’ho visto; anzi ho proprio detto “ma non potrà mica indicare nel bosco!”. Indicava nel bosco.

Il sentiero per l’Eremo di San Domenico è un delizioso percorso nel bosco curato con un’attenzione che non ti aspetteresti mai da un posto che non sembra avere il minimo interesse per il turismo. L’escursione, se così la vogliamo chiamare, è data per una mezz’ora: 15 minuti per raggiungere l’eremo e 15 minuti per tornare alla strada. Il Signor Coso e io ci abbiamo messo 18 minuti di orologio a salire e scendere. Il fatto che non ci siamo fermati mai a leggere i vari cartelli che si susseguono sul sentiero per raccontare la storia di San Domenico ci ha probabilmente fatto risparmiare molto tempo.


Eremo di San Domenico in Ciociaria
L'Eremo di San Domenico immerso nella vegetazione autunnale
L’eremo è esattamente quello che ci si potrebbe aspettare: una casupola creata direttamente nella roccia, circondata da uno steccato di ultimissima generazione per proteggerla un minimo. L’ingresso dell’eremo è un cancelletto di metallo che purtroppo è ben serrato per impedire che i soliti ladri da quattro soldi si portino via il busto di bronzo del santo che riposa al centro dell’altarino dell’eremo.

L’Eremo di San Domenico nel complesso è carino, ma purtroppo c’è poco da vedere visto che non si può entrare. In compenso il sentiero nel bosco, specie per i colori autunnali delle foglie, è quanto mai suggestivo e fosse già solo per il giallo infuocato degli alberi che lo circondano e che fanno cornice alla Certosa di Trisulti che si vede in lontananza vale la pena salire lassù.

L’Eremo ci era piaciuto ma era durato troppo poco. Eravamo convinti che la Certosa di Trisulti non aprisse prima delle 15.30 ed era ancora presto. Davanti a noi si ergeva quello che resta del Monastero di San Domenico. Ci è sembrato ovvio che la cosa migliore fosse scendere a vedere il monastero da più vicino.

Il Monastero di San Domenico è circondato da rovi, ma se ci si avvicina abbastanza appare evidente che c’è ancora una stradina tra l’erba che permette di arrivare persino a toccare le rocce di pura storia che lo compongono. Il tetto è crollato, la porta sprangata e le finestre più basse chiuse da inferriate, ma arrivare a poter guardare al suo interno con tanta precisione è comunque una bella esperienza. Tra i suoi muri ormai cresce la natura. Qui è là rami, qui e là erba e in qualche punto riuscivo a immaginare dove in primavera crescono i fiori. Era bello. D’altra parte da dove stavo osservando io c’era una finestra senza inferriate. Presi dalla curiosità abbiamo girato intorno all’edificio e abbiamo raggiunto la finestra. Sebbene rispetto all’interno fosse al piano terra, rispetto all’esterno è a qualche metro dal suolo. Niente di eccessivo superava di qualche centimetro di troppo la mia testa. Così mi è venuta un’idea: “mi arrampico!”. D’altro canto le rocce nelle pareti erano frastagliate e sporgenti.

Sì sì lo so. Non sto dando un grande esempio a tutti i bambini del mondo. Arrampicarsi su un rudere in via di crollo… che idea pessima! Ma tranquilli: non l’ho fatto. Non perché non ci abbia provato - ci ho provato, ci ho provato - ma perché con le mani attaccate ai mattoni e un piede già puntato sulla sporgenza più a portata di mano mi sono resa conto che non ce l’avrei mai fatta. Niente! Con ancora un piede ben attaccato al suolo ho esclamato “mi sono sopravvalutata” e ho fatto scoppiare a ridere il Signor Coso. Il mio grande episodio di arrampicata è finito qui. Non c’è nulla da aggiungere. Solo vergogna!

Un angolo della Certosa di Trisulti
La Certosa di Trisulti

La visita alla Certosa di Trisulti e all’Abbazia di Casamari


Per quanto l’eremo e il monastero siano stati belli erano solo un antipasto. La portata principale era la Certosa di Trisulti. Le 15.30 erano ormai arrivate e noi, tutti contenti, siamo entrati per finire solo per scoprire che si poteva entrare solo con la visita guidata e che la visita, d’inverno, iniziava alle 15. Dannazione! Comunque il bigliettaio è stato abbastanza gentile da farci entrare lo stesso e raggiungere il gruppo delle 15.

La Certosa di Trisulti è qualcosa di particolare. Non è una chiesa o un monastero; è un’intera cittadella di sacralità. C’è la piazza, la biblioteca (ora in mano allo Stato e accessibile per motivi di studio), la farmacia, la chiesa, il monastero e diverse fontane. C’è tutto insomma, ma una cosa che non c’è: non ci sono più i frati. Ne è rimasto solo uno, di circa 83/84 anni. Tutti gli altri sono stati portati a Casamari per questione di salute. L’ultimo dei frati (manco fosse l’ultimo dei mohicani) fa ancora messa però, sappiatelo. Lui sì che è un highlander!

Il giro nella Certosa di Trisulti prende circa un’ora e viene fatto da una guida molto gentile. Il nostro gruppo era piuttosto ristretto, non saremmo arrivati oltre le 10 persone, ma mi è parso di capire che sia un numero medio per le visite laggiù. Per altro tre ragazze che erano nel gruppo ci sono rimaste malissimo perché erano lì per il presepe ma non era ancora l’8 dicembre, giorno in cui il presepe viene inaugurato. Il Signor Coso e io di presepi non ne sapevamo nulla quindi siamo stati felici lo stesso. Insomma se non fosse stato per il bigliettaio-guida del Pozzo d’Antullo neanche ci saremmo passati per la Certosa, figurarsi se potessimo avere pretese.

Comunque che fossimo lì per sbaglio credo che ci si leggesse in faccia perché anche una signora del nostro gruppo (non la guida, ci tengo a specificarlo) ci ha tenuto a darci indicazioni su cosa e come avremmo dovuto visitare in Ciociaria. Di solito io sono socievole come un porcospino chiuso; cioè davvero pungo se ti avvicini quindi… che hanno i ciociari? Sono davvero così socievoli o gli manca il senso pungiglioni-da-porcospino-in-avvicinamento? In ogni caso sono contenta che la signora ci abbia parlato, altrimenti non avremmo mai scoperto che a Collepardo c’è l’erboristeria di uno dei migliori maestri erboristi d’Europa e che alla farmacia dell’Abbazia di Casamari vendono un cioccolato fantastico. Abbiamo provato uno di questi due consigli? No! Ma questo che c’entra?

Finito il giro della Certosa di Trisulti avevamo ancora un po’ di tempo per andare a vedere l’Abbazia di Casamari prima della messa delle 18.00. Così, contro il parere di tutti ci siamo avviati rapidamente laggiù. In soli 45 minuti abbiamo raggiunto Casamari (sopravvivendo anche a una curva veramente parabolica che sta poco dopo la Certosa), ma il sole non era più dalla nostra parte: era quasi del tutto tramontato.

Vi posso assicurare che l’Abbazia di Casamari è meravigliosa anche seminascosta dalla penombra dell’imbrunire. Si stagliava potente contro l’oscurità al di sopra della sua larga scalinata. Il suo interno, bianco, candido e immacolato, sembrava la costruzione mastodontica e al tempo stesso delicata della pace. Ogni turista si muoveva silenziosamente al suo interno. In un angolo un prete era impegnato a confessare un fedele. Anche noi ci muovevamo con circospezione e meraviglia.

Non siamo rimasti a lungo nella chiesa, forse un po’ per suggestione forse solo perché volevamo finire di vedere tutto. L’Abbazia di Casamari è un po’ come la Certosa di Trisulti: una cittadella di sacralità. Solo che è liberamente visitabile al punto che al suo interno c’è anche un Museo di arte antica. L’ingresso costa solo 1 euro, anche perché è composto solo da tre piccole stanze. Nonostante questo è veramente interessante e per un appassionato di archeologia immagino sia un’ottima tappa. Il Signor Coso e io siamo rimasti piacevolmente colpiti dalle zanne di un elefante antico che poi dovrebbe essere lo stesso tipo che se ne sta bello raccolto nel Museo di Casal de’ Pazzi a Roma. Noi però non avevamo mai visto qualcosa del genere. Tutto molto bello! Peccato solo non aver potuto vedere di più. Comunque resta un fatto: la Ciociaria è meravigliosa, ma veramente poco capace a raccontarsi! 

Chiostro dell'Abbazia di Casamari nel tramonto
Il chiostro dell'Abbazia di Casamari
Tutte le foto sono mie e del Signor Coso

2 commenti:

  1. Mi fa troppo ridere il tuo modo di scrivere (ovviamente è un complimento!), te ne capitano davvero di tutti i colori! ;-) Pensa che a casa ho un'enciclopedia di cinque volumi dedicata ai paesi del Lazio e Collepardo è uno di quelli da cui non sono ancora riuscita a togliere "l'orecchia". Ma siccome la Ciociaria mi intriga moltissimo, voglio impegnarmi a farci un salto la prossima primavera/estate... Ah, a proposito, buon anno! :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille! Far ridere è un grande complimento per me! :) La Ciociaria è stata una grande sorpresa per me: non mi aspettavo fosse così bella. Ne ho fatta una questione personale promuoverla il più possibile visto che la conoscono davvero in pochi. Devi assolutamente andare a Collepardo: non te ne pentirai, te lo assicuro! Ah, e buon anno anche a te :)

      Elimina