La partenza da Pejo 3000
Il punto da tener a mente leggendo questa storia però è che per salire al Vioz ci sono due sentieri: quello più turistico da Doss de Cembri e quello decisamente più ostico dalla funivia Pejo 3000. E prima che mi metta a raccontarvi perché sono finita a temere di essere travolta da una frana, fatemelo dire subito: se volete arrivare in vetta al Vioz salite da Doss de Cembri! Consiglio spassionato di una che è salita da Pejo 3000.
Perché l’ho fatto? Per due semplici motivi: per facilitare l’adattarsi del mio corpo al cambio di pressione (quando si arriva a 3000 metri è sempre meglio fermarsi 10 minuti per evitare il mal di montagna) e perché il Signor Coso e io ci siamo fidati di quel che ci hanno detto in albergo a Cogolo. E questo forse è stato un piccolo errore da parte nostra perché il proprietario dell’hotel era uno di quegli alpinisti che si tengono le loro foto in Nepal attaccate alla parete e probabilmente vedendoci partire ogni mattina con lo zaino in spalla da bravi alpinisti deve aver pensato che fossimo più seri di quel che in realtà siamo. Certo non deve aver aiutato il fatto che ormai vede quasi solo gente che va lì in vacanza per le terme di Pejo Fonti. Così avrà detto “finalmente qualcuno che vuol far sul serio!”. Ecco, ai futuri proprietari di albergo dove dormirò: sì voglio fare sul serio, ma non voglio morire, grazie!
Fatto sta che il proprietario-alpinista ci ha consigliato di salire da Pejo 3000 perché secondo lui era un sentiero più divertente e decisamente più fattibile in salita che in discesa. Probabilmente a quel punto una lampadina mi si doveva accendere, ma la me del passato è un po’ tonta. Inoltre, gentilissimo, ci ha anche prestato i bastoni da Nordic Walking perché altrimenti la salita era quasi infattibile… ancora niente lampadine me del passato? Ma che ci provo a fare? Tonta!
C’è un altro piccolo errore che abbiamo fatto, lo dico subito così laviamo tutti i panni sporchi in un colpo solo. L’estate in cui siamo saliti al Vioz era quella in cui il sole aveva deciso di friggere l’intero pianeta. Roba che a Roma facevano quaranta gradi all’ombra e neanche noi a 3000 metri ce la spassavamo proprio: diciamo che il sole ci stava cuocendo alla velocità di una pentola a pressione! E quel bel giovedì, per altro, era il mio primo giorno di ciclo. Qui le donnine lì fuori hanno già capito l’errore, ma facciamo uno schemino per gli omini: primo giorno di ciclo + caldo + fatica + cambio di pressione = brutta, ma veramente brutta idea. L’ho già detto che la me del passato è tonta?
Ora quindi, dopo tutte queste ottime scelte, la mattina presto abbiamo preso da Pejo Fonti la funivia che portava al Rifugio Scoiattolo (2000m) e poi la funivia Pejo 3000 che ci ha portati ai resti dell’ex Rifugio Mantova (2985m). Ci siamo fermati i nostri buoni 10 minuti e scampati per lo meno nausea e mal di testa siamo andati incontro al nostro destino.
La salita al Vioz
Con l’entusiasmo al massimo abbiamo preso il sentiero 138 che scende per 200 metri in una pietraia costellata di ruscelletti e capre-pecore. Se per caso non avete seguito il consiglio iniziale e siete arrivati anche voi a Pejo 3000 sappiate che da qui, con il sentiero in quota, potete ricollegarvi a quello di Doss de Cembri e salvarvi. Noi, ovviamente, non lo abbiamo fatto. Se no non staremmo qui a parlarne, no?! Noi abbiamo preso la traccia alpinistica che comincia con dei simpatici massi accavallati in precaria posizione perché… o in passato c’è stata una frana o volevano stare vicini vicini. Vedete voi a quale versione preferite credere. A me l’ultima piaceva, se non fosse stato per un crack improvviso che mi ha fatto deviare bruscamente verso l’ipotesi della frana.
Ebbene sì, mentre ero abbarbicata su queste monolitiche pietre un crack ha pensato bene di risuonare nella vallata completamente deserta e io in meno di 10 secondi ho più o meno pensato questo: “Morte! Frana! Morte! Frana! Morte! Frana!”. Non è un gran discorso? Che vi aspettavate il monologo di Amleto in 10 secondi di puro panico? Fatto sta che dopo quei gloriosi 10 secondi non è successo niente; quindi mi sono voltata verso il Signor Coso. Lui era il volto della tranquillità, giuro! Mi ha pure detto qualcosa del tipo “ma che pensavi a una frana? Su, andiamo!”. Al che io mi sono sentita in dovere di rispondergli con uno sfacciato e bugiardissimo “naaaaaaa!”. La verità? Sì che pensavo ci fosse una frana! E pure il Signor Coso lo ha pensato se è per questo! Ma ce lo siamo confessati solo una volta in albergo perché certe cose non le puoi mica ammettere a più di 3000 metri di altezza.
Comunque dopo i simpatici pietroni le cose non sono andate molto meglio. Seguendo i bastoni segnavia blu, non sempre visibilissimi, siamo arrivati a uno slalom ghiaioso. Ve li ricordate i bastoni da Nordic Walking? Ecco, sono serviti qui perché lo slalom ha una pendenza tale che ancora mi stupisco di non essere scivolata mai; ché scivolare è la mia prima attività quando faccio hiking: scivolo costantemente, ma giuro che sto migliorando.
Alla fine comunque ne siamo usciti e ci siamo ricongiunti con il sentiero 105, quello che sale da Doss de Cembri. È allora che ho pensato per la prima volta che fosse quasi finita. Mi sbagliavo. Abbiamo girato a sinistra e continuato a salire, salire, salire… finché alla fine non abbiamo visto una croce. Allora io ho ripreso entusiasmo nonostante il sudore e il barcollare e ho stretto i denti. No, signori, ve lo dico subito: non era la vetta. La croce indicava il Rifugio Mantova (3535m).
Nonostante il Vioz mi avesse già ingannata abbastanza, quando dopo il Mantova, a pochi metri di distanza sulla linea di cresta, ho visto la seconda croce ci sono ricascata. Sì, è proprio tonta la me del passato! Però ha vissuto minuti di grande felicità mentre avanzava verso quella croce, pure un po’ in mezzo alla neve, e poi se l’abbracciava. Non ho mai amato così tanto una croce! Peccato che non fosse la vetta. Again. Ora una domanda a chiunque abbia fatto la fatica di portare a 3500 metri una gigantesca croce di legno da mettere non in vetta: ma perché? No, davvero, perché?
Comunque alla fine ci siamo arrivati in vetta (3645m). Solo che, siccome il Vioz è decisamente un monte sardonico, sulla vetta non c’è nessuna croce. No, c’è solo un prisma di ferro pure bassotto. Una roba che non si è mai visto. Ma va beh, ognuno ha i suoi gusti e chi sono io per commentare quello che si voleva mettere in testa il Monte Vioz? E allora vada per il prisma. Che poi, vorrei sottolineare, quel prisma al momento sta a segnare il mio personale record!
Quando, però, siamo arrivati lassù io avevo dato fondo a tutto quello che avevo ed eravamo pure in ritardo sulla tabella di marcia quindi non abbiamo attraversato il ghiacciaio e non siamo arrivati al museo più alto delle Alpi, il Museo di Punta Linke, come ci eravamo promessi. Sto ancora rosicando per questo, giuro.
Il ritorno a Doss de Cembri
Scheda dell'escursione
Partenza: Pejo Fonti (in funivia)
Arrivo: Pejo Fonti (in funivia)Difficoltà: F
Durata: 7 ore circa
Dislivello: 1300m
Sentieri: 138, 105
Rifugi: Rifugio Scoiattolo, Rifugio Mantova
Le fotografie sono state scattate da me e dal Signor Coso
Durata: 7 ore circa
Dislivello: 1300m
Sentieri: 138, 105
Rifugi: Rifugio Scoiattolo, Rifugio Mantova
Le fotografie sono state scattate da me e dal Signor Coso
Tra frana ed enorme Croce di legno non so quando ho riso di più........Sicuramente per la frana (anche se non ci sarebbe stato niente da ridere!) Comunque il museo lassù: clamoroso! È un peccato che non ce l'abbiate fatta! :) wini
RispondiEliminaIl mio panico da frana fa decisamente ridere ora, ma sul momento me la sono fatta sotto, giuro! :D Il museo mi dispiace davvero tanto non essere riuscita a vederlo, ma come dice il Signor Coso è una buona scusa per tornare lassù! :)
EliminaIo invece ho fatto il 105 in salita e il 138 in discesa (con la pioggia) e non l'ho trovato cosí male... Comunque di sassi dal vioz ne
RispondiEliminavengono giú tanto!!
Quando siamo saliti al Vioz qualche anno fa, abbiamo percorso un dislivello di 1600 metri in quanto c’era una frana all’impianto di risalita e quindi non funzionante. Piovigginava un po’ ma eravamo ottimisti. FATICA immensa. Il rifugio era aperto solo il biv. Invernale. In dirittura di arrivo, ci ha raggiunto una nevicata che le orme di chi mi stava appena davanti, venivano cancellate dalla neve. Fortuna volle che ci hanno visti arrivare e con la torcia ci hanno dato la direzione! Che dire… una avventura unica e …. Ripetibile! Il ritorno, il giorno dopo, fantastico: sereno e stupendo!
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