Mi è capitato, una volta, di fare un’escursione su di una montagna che più che altro è un parco giochi. E non è un modo di dire: una parte del Sattel-Hochstukli, in Svizzera, è letteralmente un parco giochi per bambini.
L’arrivo a Sattel-Hochstuckli
Grazie a una meravigliosa cugina dalla generosità e ospitalità infinita (grazie! grazie! grazie!) ci è capitato di passare 4/5 giorni in Svizzera. E visto che è la patria di meravigliose cime alpine oltre che di signorini quali il Monte Pilatus (che fa la sua scena sopra Lucerna) e la Rigi (che è chiamata “la regina delle montagne”), il Signor Coso e io avevamo progettato di accamparci nel verde elvetico e non riportare mai più il naso in città.
Ne eravamo talmente convinti che ci eravamo portati dietro l’attrezzatura da ferrata. I giorni in Svizzera, però, seguivano quelli nella val di Pejo in cui, tra l’altro, avevamo conquistato il Vioz, percorso il giro dei laghi del Cevedale e marciato fino quasi a perderci sul Sentiero dei tedeschi. Eravamo perciò piuttosto sfiniti quando siamo arrivati a Zurigo. E questo spiega chiaramente perché l’attrezzatura da ferrata è rimasta tutto il tempo ben impacchettata in valigia.
Non potevamo, però, andare oltralpe e non fare neanche una capatina su un monte e non ce la sentivamo di contare come valido il giro sull’Uetilberg, il monte di Zurigo. Così la nostra scelta è ricaduta sull’andare a fare trekking sulle Prealpi Svittesi, in particolare sul Sattel-Hochstuckli.
Una mattina abbiamo preparato gli zaini, ci siamo impacchettati nella nostra tenuta escursionistica, e siamo partiti.
Il più grande pregio del Sattel-Hochstuckli è quello di avere un parcheggio compreso nel prezzo della funivia, che però costa un occhio della testa: 22 franchi ciascuno. E visto che in Svizzera costa tutto tanto, ma niente costa quanto un parcheggio (sembra che avere una macchina sia un peccato capitale) in quei giorni io avevo la sensazione di pagare anche l’aria che respiravo. Quindi di improvviso la funivia del Sattel era diventata la realtà più generosa e amorevole che avessi mai incontrato. Avevo gli occhi a cuoricino quando abbiamo parcheggiato lì, giuro!
L’escursione sul Sattel-Hochstuckli
Il vero difetto del Sattel-Hochstuckli, oltre allo spelling del suo nome che mi fa sudare quattro camicie ogni volta che lo scrivo, è quello che doveva essere (e forse per qualcuno lo è) il suo più grande pregio: la Stuckli Rondo, la prima teleferica girevole creata al mondo. Ebbene sì: la cabina della funivia gira! Gira signori! Quindi se per caso dovete allacciarvi le scarpe, come è capitato al Signor Coso, non fatelo, ripeto, non fatelo su quella diabolica funivia. Almeno che non vogliate liberarvi della colazione, ovviamente, in quel caso fatelo pure senza problemi.
La Stuckli Rondo, che parte da Sattel (800mt), arriva in località Mostelberg (1200mt) dove mi sono trovata di fronte una scena decisamente inaspettata. La mia idea di montagna è un ambiente vergine, più o meno incontaminato. Alla fine di quella funivia, invece, c’è letteralmente un parco giochi per bambini fatto di trampolino, castello gonfiabile (lo Stuckli Jump) e slittini estivi con tunnel e paraboliche (lo Stuckli Run). Tutto certamente delizioso per i bambini, ma vagamente osceno per me. Ma va beh!
Appena abbandonato la funivia abbiamo preso il sentiero 2 o giallo e ci siamo trovati rapidamente dinnanzi al ponte pedonale più lungo d’Europa, il Raiffeisen Skywalk, che si estende per 374 metri a 58 metri di altezza. Ma la vera bellezza di questo piccolo capolavoro di ingegneria è che è perfettamente accessibile alle sedie a rotella e ai passeggini, fatto per niente scontato in montagna.
Terminato il ponte abbiamo continuato sul sentiero giallo fino ad incrociare il sentiero 4 o azzurro. Qui abbiamo voltato a sinistra incominciando a salire in un via vai di recinti di mucche, boschi e fattorie. Era così comune passare accanto a case e stalle che quasi mi sembrava di essere tornata sull’Appennino Tosco-emiliano dove mio nonno abitava e portava le pecore a pascolare.
A un certo punto, mentre dribblavamo una chiazza di fango, attraversavamo delle sabbie mobili di fango e finivamo dritto per dritto in una zolla tettonica di puro fango, ho deciso che se anche l’ambiente mi ricordava l’Appennino il clima era certamente da Prealpi. Così ho costretto il Signor Coso a fermarsi vicino a una fattoria per farmi rimettere la parte inferiore dei pantaloni (in montagna vado in giro con dei pantaloni lunghi che all’occorrenza possono diventare corti e viceversa). La fattoria, però, era di proprietà di un cane che non gradiva affatto la nostra presenza, a giudicare da quanto abbaiava, e di un signore che ci è venuto incontro motosega alla mano. Avete presente “Non aprite quella porta”? Ecco! L’effetto è stato più o meno quello. E io già cercavo nella mia testa le giuste parole in inglese per dire “Ti prego non uccidermi e non darmi in pasto al tuo cane! Prendi il Signor Coso piuttosto” (che persona carina che sono!) quando il signor Motosega se ne è uscito con un gioviale “guten morgen!” accompagnato da un bel sorriso. Gli svizzeri sono bella gente, a quanto pare.
Superato il panico da motosega abbiamo ripreso la via per la vetta che in pochi minuti sarebbe stata raggiungibile se non fosse stato per le mucche. Ebbene sì: le mucche ci hanno prima ostacolato la via, costringendoci a procedere per un pantano fuori sentiero, e poi ci hanno tolto il gusto di toccare precisamente la vetta (1600mt) perché avevano completamente accerchiato la croce. E niente, le abbiamo lasciate vincere. Con le mucche non si ragiona bene.
Il ritorno dalla vetta del Sattel-Hochstuckli
Il ritorno verso la funivia si fa attraverso la seconda metà dell’anello del sentiero azzurro, una strada ampia e aperta costellata anche di un paio di grosse croci di legno.
Tornando indietro ci siamo fermati a mangiare nell’unico rifugio trovato aperto sul Sattel-Hochstuckli. Un piccolo problema era che la proprietaria, nonché unica cameriera, parlava solo tedesco e noi due invece non parliamo tedesco. O meglio, il Signor Coso un po’ di tedesco lo parla, abbastanza da riuscire a dire la frase più importante in assoluto per me ossia “senza formaggio”, “ohne käse”, ma non sufficientemente da capire tutti i discorsi che la signora ci ha sciorinato addosso quando si è accorta che lui qualcosa lo sapeva dire.
Informazione importante se andate a mangiare in Svizzera: se c’è scritto cheeseburger con bacon non aspettatevi verdure, pomodori o patate, sarà letteralmente formaggio, hamburger e bacon e nulla più.
Tornati al parcheggio, comunque, se lo volete sapere, non siamo ripartiti subito. Siamo rimasti ad aspettare l’orario giusto per tornare al nostro parcheggio pubblico a Zurigo: perché oltre a costare un patrimonio questi parcheggi elvetici sono anche rigidissimi con i tempi. Si può stare per un massimo di due ore. Insomma è una vita difficile quella dell’automobilista in Svizzera!
Scheda dell’escursione:
Arrivo: Sattel (funivia)
Difficoltà: E
Durata: 3 ore circa
Dislivello: 400mt
Sentieri: 2 (giallo), 4 (azzurro)
Tutte le fotografie sono mie e del Signor Coso