venerdì 26 gennaio 2018

LA SALITA AL SASS PORDOI

LA VOLTA CHE “ANDIAMO SOLO A VEDERE LA CROCE” E POI SIAMO TORNATI INDIETRO DOPO ORE

La prima estate che sono stata sulle Dolomiti non ci partivo propriamente da casa con l’idea di stare fuori tutto il giorno a macinare chilometri. E a dire il vero non eravamo un gruppo che si fomentava a vicenda per fare escursioni sempre più lunghe o sempre più difficili. Ci andavamo soft, per così dire. Quindi capirete perché sul Pordoi ci siamo saliti con gli impianti.


Vista della vetta del Sass Pordoi, con la croce al centro e il panorama sullo sfondo


La partenza da Canazei


Il Pordoi è un tipo che si fa notare. Sarà perché è un bel punto panoramico su quello che lo circonda, e non è che è circondato da puffi eh! È circondato da signorine come la Marmolada o il Catinaccio. D’altro canto se il Pordoi è chiamato la terrazza delle Dolomiti un motivo ci sarà, e non è solo perché la forma della terrazza un po’ ce l’ha.

Detto questo si capisce subito perché volevamo farci un salto e dare un’occhiata a quello che si vedeva da lassù. A questo punto, però, ci toccava decidere come salire. La prima parte era facile: da Campitello abbiamo preso l’autobus che ci ha portato fino a Canazei e ci ha scaricato sotto la cabinovia. Da qui, con due tratti della Funivia Belvedere, abbiamo raggiunto la località Col de Rossi e con ancora un po’ di sforzo (ossia zero sforzo visto che è stata tutta questione di impianti) abbiamo raggiunto il Rifugio Fredarola (2388mt).

Ora, del Rifugio Fredarola io non ho ricordo, il che significa che non avevano nessun krapfen o che io non ero in cerca di krapfen in quel momento. Insomma se un rifugio si vuole far ricordare da me meglio che si munisca di krapfen. Detto questo anche il Signor Coso, che – è risaputo – ha tendenzialmente uno scolapasta al posto della memoria, ha un ricordo un po’ offuscato di questo rifugio. Quindi potrebbero o non potrebbero esserci stati degli animali di legno lì davanti. Che animali fossero o come fossero fatti non è lecito sapere e, a differenza delle civette del Col di Lana non abbiamo neanche foto quindi… forse c’erano degli animali di legno. Ciò che è certo è che a Passo Pordoi c’era una statua per Fausto Coppi che è un’informazione che qui non c’entra nulla, ma a forza di parlare di animali di legno mi è venuta in mente lei quindi ve l’ho detto (ah! Sì, per chi non lo sapesse il Passo Pordoi è rinomato per il ciclismo e le mie connessioni mentali hanno sempre lasciato perplessa anche me).

Il sentiero dal rifugio Fredarola all'impianto che porta alla cima del Sass Pordoi


Dal Rifugio Fredarola alla Forcella Pordoi: la salita al Sass Pordoi


Dal Rifugio Fredarola non è obbligatorio salire sul Sass Pordoi. Certo sarebbe strano arrivare fino a qui per salire sul Pordoi e poi non farlo, ma se siete tipi che amano sorprendersi potete prendere a destra e percorrere la Viel del Pan: un sentiero piuttosto in quota che vi porterà a vedere dall’alto il Lago Fedaia.

Noi invece, a quanto pare, siamo tipi noiosi e prevedibili perché avevamo deciso di raggiungere la cima del Sass Pordoi e sulla cima siamo arrivati. Abbiamo quindi preso un sentierino fangoso a sinistra del rifugio, aggirato un cucuzzolo (che ho appena scoperto essere un termine italiano e non regionale: incredibile!) chiamato Sas Belé e abbiamo raggiunto il Passo Pordoi (2239mt).

Arrivare al Passo Pordoi tramite cabinovia, in realtà, non è obbligatorio: ci si può arrivare in pullman, macchina o, se si è Coppi, bicicletta. Noi siccome non eravamo Coppi, ma non eravamo neanche Peter Griffin abbiamo pensato di propendere per un compromesso: un po’ di impianti, un po’ di passeggiata.

A Passo Pordoi abbiamo preso un ulteriore impianto di risalita che, stavolta, procedeva tanto in verticale da sembrare un ascensore tra guglie di rocce. Su queste guglie, per altro, potrebbero o non potrebbero esserci stati degli arrampicatori. Per come sta andando questo racconto direi che il Signor Coso e io abbiamo appena inventato gli arrampicatori, gli animali di legno e a questo punto anche l’intero Pordoi di Schrödinger.

L’ascensore-funivia porta direttamente al Rifugio Maria (2950mt) che è il più santo rifugio della storia visto come ha saputo proteggerci da un vento gelido che neanche la Bora di Trieste. Noi, comunque, da ingrati e incoscienti abbiamo lasciato i suoi lidi sicuri per avventurarci a sinistra sulla terrazza che dà a strapiombo sulla vallata di Canazei. Qui, oltre alla meravigliosa vista, trionfa una croce nel cui interno sono incastrate milioni di rocce infilate da milioni di alpinisti prima di noi. Le rocce, però, sono sempre pronte a scivolare via, così ogni giorno un nuovo alpinista ha l’occasione di costruire questa moderna e collettiva tela di Penelope. 

La vallata di rocce che si vede dalla cima del Sass Pordoi


Una volta fatte le foto di rito, invece di ritirarci al sicuro nel Rifugio Maria, ci siamo avventurati in una discesa sassosa per circa 100 metri fino alla Forcella Pordoi dove si trova un rifugio dal fantasiosissimo nome: il Rifugio Forcella Pordoi (2846mt). Per raggiungerlo, in totale onestà, avremmo potuto percorrere un sentiero a zig zag di circa 2 ore che avrebbe sostituito gli infiniti impianti di cui sopra. Ma mi sembra evidente che in questa lotta Peter Griffin si è mangiato Coppi.

Comunque valeva la pena fare un salto al Rifugio Forcella perché lì, libero e felice come se fosse un cane, abbiamo incontrato un maiale. Davvero! Era un maiale, letteralmente. Un maiale domestico, credo, di certo abituato al via vai della folla. Era carinissimo e a pensarci adesso… spero che nessuno se lo sia mangiato quel maialino (ino è solo un vezzeggiativo, non aveva nulla di ino).

A questo punto la nostra gita sul Pordoi sarebbe dovuta finire. Non avevamo previsto di andare più lontano di così, e infatti le nostre amiche hanno fatto dietro fronte e son tornate a casa, ma il Signor Coso e io, a quanto pare, siamo persone un po’ incostanti in questo. E d’accordo che non ci eravamo partiti da casa, ma a un paio di ore di cammino da lì c’era il Piz Boé e così… non siamo tornati indietro, anzi: siamo andati avanti. Ma la salita al Piz Boè è un'altra storia, che vi racconto qui.

Il panorama dalla terrazza del Sass Pordoi, con la Capanna Fassa che si vede sullo sfondo


Scheda dell’escursione:


Partenza: Canazei (funivia)
Arrivo: Canazei (funivia)
Difficoltà: E
Rifugi: Rifugio Fredarola, Rifugio Maria, Rifugio Forcella Pordoi

Tutte le immagini sono di proprietà del Signor Coso e della Malefica

2 commenti:

  1. Come mi ha detto l'estate scorsa una ragazza scozzese a proposito di un bel punto panoramico che oltre ad essere raggiungibile facendo trekking era comodamente raggiungibile in macchina... Il trekking in cui non devi camminare è il mio tipo preferito di trekking! ;)
    Buono a sapersi che c'è un posto così bello che potrei farcela perfino io a raggiungere! :D

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    1. Ahahahahah! La tua scozzese aveva un'idea del trekking decisamente antitetica rispetto alla mia: io mi sento in colpissima per tutti gli impianti presi sul Pordoi :)
      Comunque sì: il Pordoi è decisamente raggiungibile da tutti. Però sappi che anche le altre escursioni su questo blog, per lo più, sono fattibili da tutti (con un po' più di fatica) e te lo posso assicurare: io sono tutto fuorché atletica ;)

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