venerdì 1 giugno 2018

L'ESCURSIONE AL MONTE DI CAMBIO

LA VOLTA CHE… “CHE VUOL DIRE CHE IL GPS SOFFRE DI LABIRINTITE?” 

Per quanto io abbia amato alla follia il Monte Prena, e temuto e forse anche un po’ odiato il Monte Camicia, devo ammettere con imbarazzo che né l’uno né l’altro sono stati la mia prima escursione sull’Appennino. No, la prima è stata l’escursione al Monte di Cambio, ed è stata un gran casino quindi perdonatemi in anticipo il conseguente caos di questa storia. 

Panoramica della vetta del Monte di Cambio

L’attacco all’escursione al Monte di Cambio


Prima cosa da sapere se volete andare a fare l’escursione al Monte di Cambio d’estate: portatevi tanta, ma tanta acqua. Perché? Un po’ di pazienza! Tra poco lo scoprite.

Una volta che vi siete muniti di almeno 5000 litri di acqua fresca potete partire. L’attacco all’escursione non è in un punto particolarmente definito, ma nel bel mezzo della Statale Vallonina, strada che a lungo andare vi porta dritto per dritto al Terminillo (d’altro canto il Monte di Cambio è proprio nel gruppo del Terminillo). Il meglio che posso fare per aiutarvi a individuare questo fantomatico punto è dirvi che dovrete superare il Rifugio A. Sebastiani (1820m). Poi troverete un piccolo spiazzo: parcheggiatevi lì.

Solo un piccolo alert: la Statale Vallonina dovrebbe essere chiusa in un qualche periodo dell’anno. Né io né il Signor Coso lo ricordiamo con chiarezza. Nel caso sia vero personalmente scommetto che è d’inverno, ma è tutto talmente “boh” che forse non mi dovreste star ad ascoltare.

Una volta parcheggiata la macchina la nostra prima azione è stata quella di incamminarci sulla strada asfaltata. Ebbene sì: ci toccava fare un pezzo sotto il sole cocente sul bitume rovente. Non si poteva proprio evitare. Ma il vero male è arrivato con la nostra seconda azione, a dire la verità.
Il fatto è, che a un certo punto, sulla destra è comparsa una “collinetta”. Avremmo potuto scegliere di ignorarla oppure l’avremmo potuta imboccare con la fiducia cieca di chi fino a quel momento è stato solo sulle Dolomiti e ignora ancora che l’Appennino è il triangolo delle Bermuda dei segnavia e dei sentieri ben tracciati. Ovviamente noi l’abbiamo imboccata. Eravamo illusoriamente convinti che fosse direttamente collegata al Monte di Cambio, che in qualche modo, insomma, sarebbe potuta essere una direttissima alla cima e che ci avrebbe fatto guadagnare tempo su questa escursione che in rete danno di 2 ore. Errato! La nostra convinzione era completamente errata! Era talmente errata che faceva più acqua dello scolapasta con cui mi sono fatta la cena ieri.
Dopo un’ora circa siamo tornati indietro con la coda fra le gambe: alla fine della “collinetta” c’era un mezzo burrone. Non era la strada giusta. E quindi siamo già a un’ora in più. Tenete il conto e ricordatevi: doveva essere un’escursione di 2 ore!

Tornati sulla via asfaltata poco dopo si incontrano finalmente i cartelli che segnano l’inizio dell’escursione: finalmente si comincia! 

Ultimi metri per la vetta del Monte di Cambio

La salita al Monte di Cambio


Il magico (e quasi unico in zona) cartello segna la via per un piccolo tratto di strada nel bosco dove, poco dopo, si incontra un bivio. Qui, a destra, si prende il sentiero 404-440, che sembra un mostro mitologico metà rebus e metà sudoku, e si circumnaviga una montagnola.

Superato questo tratto si precipita in un’area erbosa che io ricordo caratterizzato solo da due cose: un fontanile che imita alla perfezione il deserto del Sahara e le cacche di mucca… c’erano cacche ovunque. Era praticamente impossibile camminare senza schiacciare qualche escremento e le mosche che ci giravano in torno… va beh! Non entriamo nel dettaglio. Non è stato piacevole, comunque.
Quello per cui è veramente famosa nella mia memoria questa conca erbosa, però, è il fatto che, al netto della “collinetta” sopradetta, è stato il tratto in cui è veramente diventato evidente che quel giorno era all’insegna dello smarrimento. Non sapevamo proprio dove andare o anche solo dove fossimo. Contestualizziamo un po’ il discorso, però. Non eravamo solo il Signor Coso e io. Eravamo con un nostro amico molto più esperto di noi, lo stesso con cui abbiamo fatto le escursioni del Circeo, del Prena, una delle due del Camicia e quella dei Prati del Sirente, che si portava a spasso un GPS. Questo ci rendeva molto più fiduciosi del dovuto. Credevamo di non poterci perdere, almeno finché non abbiamo guardato la freccetta che ci doveva guidare e ci siamo accorti che il nostro GPS era come un ubriaco fradicio in piena crisi di labirintite su di un barcone che affonda in mezzo a un gorgo in pieno Oceano Pacifico durante uno tsunami nella stagione dei monsoni. Insomma eravamo persi!

Ecco perché è difficile per me dirvi esattamente cosa abbiamo fatto. Diciamo che… avete presente Benny Hill (quelle comiche inglesi dove tutti si inseguono in accelerazione con la musichetta carina in sottofondo) e la sigla dei Teletubbies quando saltellano per le colline? Ecco! Fondatele insieme e avrete quello che abbiamo fatto noi. E prima che me lo chiediate: aggiungete al conto un’altra ora.

In un tentativo di reverse engineering, comunque, sono riuscita a ricostruire con abbastanza certezza quello che abbiamo fatto: prima abbiamo preso il sentiero 414 e poi il sentiero 429, o almeno avremmo dovuto prenderli. Ciò che è certo è che se vi trovate su un sentiero e sull’orizzonte alla vostra sinistra vedete comparire lo screensaver di Windows – non la finestra, la collina verde – siete sulla strada giusta.

A quel punto le pendici del Monte di Cambio sono a vostra disposizione. Noi le abbiamo riconosciute subito perché abbiamo incontrato dei biker che salivano verso la cima con le loro mountain bike sulle spalle. Avevano nei piani di farsi la discesa invertendo i ruoli: loro sopra e le bici sotto. Noi siamo poi rimasti a guardarli filare giù: uno spettacolo suggestivo. Meno suggestiva era invece la gang di capre che ci ha seguito quasi fino alla cima fissandoci costantemente. Mettevano un po’ di ansia.

Arrivati sulla vetta del Monte di Cambio (2081m) abbiamo fatto la conoscenza della statuina nera della Madonna delle nevi e della vicina croce metallica. Dalla cima, nei giorni sereni, si può godere un meraviglioso panorama sul Monte Terminillo, sul Gran Sasso, i Monti dell'Alto Lazio, i Monti dell'Alto Aterno, i Monti della Laga fino ad arrivare al Monte Vettore. E se non fosse stato che a quel punto ero completamente consumata e sfinita forse quella stupenda vista me la sarei goduta un po’ di più.

La vetta del Monte di Cambio con la Madonnina delle nevi in primo piano e la croce metallica sullo sfondo

La discesa dal Monte di Cambio


Sul ritorno dal Monte di Cambio non c’è da dire molto. Non perché sia stata la stessa strada dell’andata, ma perché non vi saprei proprio dire che strada fosse. Ricordo però che lì abbiamo incontrato diversi massi e pareti perfette per la discesa in corda doppia che avremmo voluto fare quel giorno. Il nostro amico, quello del GPS, oltre a portarsi dietro il navigatore più ubriaco della galassia si era trascinato in lungo e in largo un cordone di 20 metri apposta per fare la corda doppia. Solo che a quel punto eravamo troppo stanchi/accaldati/assetati (avevamo finito l’acqua nonostante le molteplici borracce che ci eravamo portati, il Signor Coso e io avevamo tre borracce in due per intenderci) che abbiamo rinunciato a tutto.

Per fortuna, però, la via del ritorno è stata più lineare, così in relativamente poco tempo, strascicando i piedi, ansimando e zoppicando, abbiamo raggiunto di nuovo il Rifugio Sebastiani, ci siamo precipitati dentro e abbiamo bevuto tutto ciò che potevamo trovare.

È così che è terminata la mia prima escursione sull’Appennino: giurando che mai e poi mai sarei tornata a morire di caldo e di disidratazione lassù. Ma lo sapete anche voi: non ho mantenuto quel giuramento (come avrei potuto?) però – ehi! – sul Terminillo ancora non sono tornata… datemi tempo! 

Panoramica del sentiero per il Monte di Cambio

Scheda dell’escursione:


Partenza: Statale Vallonina (a piedi)
Arrivo: Statale Vallonina (a piedi)
Difficoltà: E
Dislivello: 550 m
Durata: 4 ore circa
Sentieri: 404-440, 414, 429

Tutte le foto sono mie o del Signor Coso

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