venerdì 16 febbraio 2018

L'ASCENSION

IL FILM SULLA SALITA SULL'EVEREST PER AMOUR

Qual è la cosa più folle che voi abbiate mai fatto per far colpo su una ragazza? Scommettiamo che non è pazza quanto quella del protagonista di L’ascension, uno degli ultimi film della scuderia delle produzioni originali Netflix? Vi state chiedendo che c’entra questa cosa con questo blog? Indovinate un po’! 
(Attenzione: spoiler warning! In questo post sono peggio di Caparezza in Kevin Spacey)

Fonte: france.tv; tutti i diritti di copyright appartengono alle case di produzione e a chiunque altro abbia la paternità di questa foto

La storia di L’ascension


Supponiamo che voi abbiate 26 anni, abitiate in un dipartimento povero di Parigi, siate disoccupati come la maggior parte delle persone che conoscete e siate cotti di una vostra amica di infanzia. Supponiamo ancora che questa amica, per comodità chiamiamola Nadia, con voi non ci stia perché vuole qualcuno che gli dia stabilità e affidabilità. Cosa fareste per convincerla che siete la persona giusta per lei? Vi trovereste un lavoro, visto che è quello che lei si aspetta da voi? La invitereste a cena fuori praticamente ogni giorno fino a farvi denunciare per stalking? Scalereste l’Everest? No, perché è esattamente quello che fa Samy, il franco-senegalese protagonista di L’ascension.

Samy è uno che non ha mai visto una montagna neanche in cartolina. Uno che crede che farsi le scale del suo palazzo tutti i giorni per un mese possa essere un buon allenamento per tentare l’Everest (cosa che non funzionerebbe neanche se il suo palazzo fosse il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo stando a Wikipedia). Uno che pensa che la montagna più alta del mondo sia intorno ai 1000 metri (se ne è persi giusto 7848, ma che vuoi che sia!). Samy è uno a cui la parola montagna non dovrebbe neanche passare per la testa quando si chiede cosa fare per sembrare un tipo serio e affidabile eppure è esattamente quello che decide: “scalo l’Everest per conquistare la mia Dulcinea!”. Cioè a confronto Don Chisciotte è la persona più sana dell’universo! E io ancora mi sto chiedendo perché non ha detto “vado sulla luna” che tanto con la Virgin Galactic bastava una telefonata. Tanto inesperto per inesperto cosa cambia tra la luna e l’Himalaya?

Fatto sta che questo folle trova pure degli sponsor, si prepara il suo bel zainettone e se ne parte per il Nepal dove ci mettono circa due secondi per capire che sì, ha mentito quando sul curriculum ha scritto che aveva scalato il Monte Bianco e il Kilimangiaro. Voi vi sentivate in colpa per aver scritto sul cv che il vostro inglese era livello B2 invece che B1 eh?! Beh! C’è chi vi ha battuto alla grande.

Fatto sta che alla fine impara pure a scalare e tutto per merito di un harmony. Cosa incredibile perché credo che gli harmony non siano mai tornati utili a nessuno. Forse per fermare un tavolo traballante, ma certo non per scalare un 8000. E invece a Samy torna utile davvero perché il suo portatore decide di insegnargli a scalare solo a patto che lui gli legga l’harmony che sua madre gli aveva ficcato nel suddetto zainettone (attrezzatura necessarissima sull’Everest un harmony eh?!). E quindi niente: dopo essere stato dato un po’ per disperso (la prossima volta che va a fare due passi sull’Himalaya forse gli conviene portarsi un satellitare e non un cellulare normale), miracolosamente, alla fine Samy arriva in vetta e torna pure giù, tutto intero. E sì, alla fine conquista pure la sua Dulcinea. Ma io dico, Nadia, ma tu non volevi un tipo affidabile e serio? Da quando in qua tentare un 8000 senza alcuna esperienza è segno di stabilità? Ma va beh! L’amour, c’est toujours l’amour…



La storia vera dietro L’ascension


Quello che lascia di stucco di L’ascension è che è tratto da una storia vera. Non capita tutti i giorni di vedere una commedia leggera su di un inesperto che se ne va sull’Everest e scoprire che in qualche modo è successo davvero. Lo so, in realtà, che il signor Nadir Dendoune, giornalista e attivista per i diritti umani franco-algerino nonché versione reale di Samy, non è neppure l’unico inesperto che ha tentato una cosa del genere. C’è persino un’industria turistica che campa su ricconi principianti che smaniano per arrivare sul tetto del mondo. Ma di solito non va tutto così liscio perché anche se l’Everest non è il K2 o il Nanga Parbat (che decisamente sono più assassini) resta comunque un cimitero a cielo aperto. Quindi è facile che un film che parli della vetta più alta del mondo sia più una tragedia che una commedia, come ad esempio il film Everest, ma di questo parliamo un’altra volta.

Invece Nadir è riuscito ad arrivare in vetta, diventando il primo franco-algerino a conquistare la vetta più alta del mondo, e a tornare a casa intonso. Un piccolo miracolo. Ma questo folle, che ha raccontato la sua esperienza nel libro “Un tocard sur le toit du monde”, non lo ha fatto per amore di Nadia, ma per amore di sua madre. Ora perché abbia sentito il bisogno di andarsene sul tetto del mondo per dimostrare alla mamma quanto gli vuol bene per me resta comunque un mistero: alla mia mamma è sempre bastato molto meno, tipo che io facessi quattro passi e quattro chiacchiere con lei. Ma tant’è: ognuno dimostra l’amore a modo suo. Che poi se io provassi a fare una cosa del genere mia madre mi ammazzerebbe: ha paura pure quando vado su un 3000.


Fonte: Il sito francese della Coca Cola; credits di Nadir Dendoune, anche soggetto della fotografia

Qualche nota a margine di L’Ascension


Il film di per sé è carino: una commedia romantica leggera e senza troppe pretese. Il prurito che però sentivo già dal trailer non è passato guardando il film. Il punto è questo: andare sull’Everest non è una passeggiata! Non fraintendetemi: sono contenta che Dendoune sia tornato sano e salvo, ma è un’eccezione non la regola e il film non lo racconta abbastanza chiaramente. E soprattutto ci sono un paio di cose che davvero mi sono rimaste di traverso quindi… posso fare la rompi scatole? Ecco qui i miei sassolini nella scarpa:
  • la menzogna sul Monte Bianco e sul Kilimangiaro è vera. Sia Samy che Nadir la incidono chiaramente sul loro curriculum. Se durante la visione del film diventa praticamente comica come situazione (lo ammetto: ho riso anche io mentre Samy si arrampicava sugli specchi parlando delle sue due “spedizioni”) nella realtà è qualcosa di terribilmente grave. Una menzogna di questo tipo poteva mettere a repentaglio sia la vita di Samy/Nadir che quella degli altri componenti della spedizione. Non mi capacito di come Dendoune non abbia capito i rischi a cui esponeva tutti mentendo in quel modo; 
  • la decisione di Samy di continuare fino alla vetta anche quando il portatore gli ordina di tornare indietro per il troppo poco ossigeno rimasto è avventata, irrazionale e giustificabile soltanto dalla poca esperienza. Una scelta di questo tipo è decisamente rischiosa e avrei preferito che nel film fosse stato sottolineato di più come sia stato solo un colpo di fortuna che tutto sia andato bene e che quella decisione certo non è un buon esempio
  • la rappresentazione dell’arrivo in vetta come se fosse il punto finale dove tutti possono tirare un sospiro di sollievo e gioire è scorretta. L’arrivo in vetta non è il finale, ma solo la metà della strada. Per questo avrei preferito vedere anche qualche scena della discesa e invece niente. Peccato! Forse il prurito mi sarebbe passato un po’ a quel punto. 
Comunque se metto da parte tutti i miei sassolini ripeto: il film non è male. Peccato solo che dopo averlo visto le mie aspettative sul fare colpo su una donna si sono un po’ alzate. A questo punto il prossimo che ci vuole provare con me come minimo deve andarsi a fare due passi su Marte con una Tesla. Tanto ormai si può fare pure quello più o meno, no?! Non mi sembra di chiedere tanto!

Fonte e credits: Rupert Taylor-Price; immagine dell'Everest dal Campo base

Scheda del film:


Sceneggiatore: Olivier Ducray, Ludovic Bernard, Nadir Dendoune 
Regista: Ludovic Bernard
Produttore: De L’Autre Côté du Périph’, France 2 Cinéma, Mars Films, Auvergne Rhône-Alpes Cinéma
Durata: 103 minuti
Anno di uscita: 2017

4 commenti:

  1. Anche noi abbiamo visto questo film giusto qualche giorno fa su Netflix e io giuro che ho pensato fino alla fine che fosse tutta una storia inventata per quanto era poco verosimile!
    Poi per carità, io di montagna ne so meno di zero, ma giusto un paio di settimane prima di vedere questo avevamo visto per l'appunto Everest, che è solo un filino più drammatico e che mi aveva leggermente traumatizzata...
    La cosa su cui più di tutte concordo con te comunque è il fatto che sì, ok, questa è solo una commedia romantica, però cavolo se è diseducativa al massimo! Alpinisti esperti muoiono in montagna ogni anno, e qui la fanno sembrare una gita per la quale basta allenarsi salendo le scale e imparando in 3 giorni ad arrampicare... Per non parlare di quanti sherpa muoiono per l'incoscienza di persone che pagano per salire "sul tetto del mondo" senza avere una preparazione adeguata... Mi ha lasciata veramente perplessa che non abbiano neanche tentato di far capire seriamente quanto questa storia nella realtà sia stata praticamente pura fortuna!

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    1. Concordo in pieno. Mi aspettavo una svolta tragica da un momento all'altro invece niente. Quando vidi Everest fu praticamente un pugno nello stomaco, così come qualche mese prima The summit, il documentario sulla tragedia del 2008 sul K2. Per non parlare del caso Nanga Parbat di solo qualche settimana fa. Insomma non è un mistero che gli 8000 nello specifico, ma in generale la montagna, sono realtà pericolose. Mi sono sempre infuriata perché, secondo me, non c'è una sufficiente cultura della montagna. Tutti quando andiamo al mare sappiamo come fare per evitare congestioni o cosa significa la bandiera rossa, ma moltissimi affrontano la montagna completamente ignari dei rischi che corrono e delle precauzioni da prendere. I rischi a cui si espongono e a cui espongono i vari soccorritori sono moltissimi e praticamente ogni anno c'è quasi un bollettino di guerra per queste incoscienze. Quando ho visto questo film sono rimasta davvero senza parole: una legittimazione dell'inesperienza e dell'incoscienza in montagna terribile! Poi, va beh!, io abolirei anche le varie compagnie che per arricchire le proprie tasche portano a passeggio sull'Everest gente che non sa nemmeno dov'è di casa la montagna. Se ci pensi il film Everest parla di una tragedia nata anche da questo. Non andrei mai io su un 8000, e per lo meno io qualcosina di montagna la so, figurarsi uno che non è mai stato neanche su un 3000... comunque, va beh, sto diventando pedante: meglio chiuderla qui. Però sono contenta di non essere l'unica che si è esasperata vedendo questo film :)

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  2. Yo vi el film racconto de una storia vera,penso e una buona commedia romantica con un poco di quella follia che solo hanno y bambini y pazzi per fortuna a andato bene y quello no significa che può farlo tutto il mondo potete criticare tutto però il fatto a stato,quindi complimenti per il film mi a piaciuto tanto y io sono uno di montagna di tutta la vita

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