venerdì 30 marzo 2018

L’ESCURSIONE AL RIFUGIO VAJOLET DEL CATINACCIO

LA VOLTA IN CUI "MA CHE DAVVERO DEVO FARE STA SALITA SOTTO IL SOLE E CON LA FOLLA?"

Io odio il Vajolet!
Mi sembrava giusto mettere le cose in chiaro fin da subito. Questa facile, ma crudele escursione nel Gruppo del Catinaccio mi ha praticamente divorato l’anima il primo anno che sono stata sulle Dolomiti, quindi tre anni fa, mese più mese meno. Come è stato vivere senz’anima da allora? Beh… più o meno come prima. Fatto sta che è un po’ traumatico ripensarci, ma – ehi! – terapia d’urto no?! E allora torniamo indietro ed ecco l’escursione al rifugio Vajolet del Catinaccio.


La via dal Rifugio Gardeccia al Rifugio Vajolet

L’avvicinamento al Vajolet


Se, come noi, si ha voglia di fare trekking in Val di Fassa è facile imbattersi nel Vajolet e nelle sue due mastodontiche meraviglie calcaree: le Torri del Vajolet. Se poi si è a Campitello con il Signor Coso è praticamente impossibile evitare di finirci. Lui infatti giurava che fosse bellissimo e che fosse l’escursione perfetta da fare nel nostro secondo giorno di vacanza, subito dopo l’escursione sul Sassopiatto.

Ah! Il Sassopiatto! Lui e il suo malefico discesone spacca-ginocchia e la sua accidentale via crucis che con la sua pendenza e i suoi mille gradini finisce il lavoro del discesone. E nel caso non sappiate di cosa parlo o non vi ricordiate come abbia fatto il Sassopiatto a farmi diventare la signora Zoppetta andateci a dare un’occhiata. Comunque per il momento prendete per buono che quando sono andata sul Vajolet ero Zoppetta e non ero neanche l’unica. Anche la Malefica era messa male (che poi poveretta, lei era giustificata: l’aveva investita due giorni prima un’ambulanza…).

Comunque il Signor Coso era sicuro che il Vajolet ci avrebbe trattato bene così ci siamo tutti fidati e siamo andati. Zaini in spalla e via con l’autobus verso Pera, frazione di Pozza di Fassa, dove con due tratti di seggiovia si arriva a Pian Pecei (1800m) da dove comincia l’avvicinamento. Ora, per essere onesti, è possibile raggiungere Pera da Campitello anche con una tranquilla passeggiata di circa mezzora sul lungofiume dell’Avisio. Però l’ho già detto: Zoppetta. Accontentatevi che non ho deciso di prendere direttamente l’autobus che da Campitello porta al Rifugio Gardeccia saltando in un sol colpo impianti e Pian Pecei.

Abbiamo fatto bene, però, a decidere per la seggiovia. Il tratto di strada che porta da Pian Pecei al Rifugio Gardeccia (1948m), infatti, è in mezzo al bosco e di tutta questa escursione è stata la parte più piacevole, ve lo assicuro! Però era solo l’avvicinamento. La salita vera comincia da qui e prima di intraprenderla io dovevo fare un rapido pit-stop: neanche eravamo partiti e già mi dovevo cambiare la maglietta perché stavo morendo di caldo. Ohibò! Probabilmente questo è un record personale.


Vista in un giorno sereno del Gruppo del Catinaccio dal Rifugio Gardeccia

La salita al Vajolet


Lasciato il Rifugio Gardeccia inizia quello che a tutti gli effetti potremmo chiamare “via infernale di lava e fuoco che ti rosolerà, prosciugherà di tutte le forze e anche se fingessi di essere un opossum morto ti farebbe a pezzi lo stesso perché mica è un Grizzly, ma una via infernale”, ma che per amore di sintesi chiameremo sentiero n. 546. Che poi in sostanza è una mulattiera che, eccettuati un paio di tornanti iniziali, prosegue dritta fino alla cima in un paesaggio in cui gli alberi non sembrano più andare di moda, ma invece sono un sacco in i sassi arroventati e bianchi che tra un po’ manco le case pugliesi (che per inciso quando sono stata in Puglia non riuscivo a tenere gli occhi aperti per la luce che riflettevano quei malefici muri, quindi vedete voi che effetto può fare questa crudele mulattiera).

A quanto giura e spergiura il Signor Coso a destra del sentiero dovrebbe scorrere un fiume che, l’anno prima, durante una grandinata che probabilmente sarebbe stata un inquietante dejà vu per i dinosauri di ogni epoca, aveva deciso di gonfiare il petto tipo una primadonna e aveva costretto il Signor Coso e sua madre a diventare “guadatori” esperti di fiume. Delle serie “sul Vajolet o vai a fuoco o affoghi”. Io avevo pescato la carta “vai a fuoco” e infatti non ricordo nessun fiume. Secondo me quell’anno al suo posto c’era una crepa che arrivava dritta al nucleo terrestre e al suo magma incandescente. 


Il Rifugio Vajolet e il Rifugio Preuss con le Torri del Vajolet sullo sfondo

Il caldo, comunque, sarebbe stato anche gestibile se non fosse stato per la folla. La mulattiera è piuttosto larga, quasi un’autostrada messa a confronto con il sentiero medio di montagna, ma quel giorno tutta la Val di Fassa si era data appuntamento sul Vajolet. Letteralmente eh, non scherzo. Sì perché quel giorno, a nostra insaputa, Uto Ughi avrebbe suonato il violino proprio lì sul Vajolet. E se siete ignoranti come me e non sapete chi sia Uto Ughi lo potete scoprire, ma soprattutto ascoltare, in questo video.


Alla fine dopo circa un’ora, nonostante il caldo e la folla, contro ogni previsione siamo riusciti ad arrivare alla fine del sadico sentiero e a raggiungere la balconata posta immediatamente sotto le Torri del Vajolet. Da lì è possibile guardare l’intera vallata percorsa fino a un attimo prima e si può scegliere in quale rifugio mettere il naso: il Rifugio Vajolet o il Rifugio Preuss (2243m). La vista è stupenda, ma ciò che fu veramente meraviglioso fu trovare un krapfen! Un krapfen signori! Non ricordo in quale rifugio lo comprai, però ero felicissima e soprattutto fu il primo krapfen che mangiai in vita mia. Un momento storico!

Alla fine comunque non ce lo siamo mica ascoltati Uto Ughi, anche se eravamo arrivati proprio dovrebbe avrebbe tenuto il concerto. Siamo dei polli dite voi? Può darsi, ma avevamo quasi dei buoni motivi. La Malefica era stata sconfitta dal sadico sentiero, gli altri nostri amici avevano deciso di ricominciare la discesa e il Signor Coso e io… noi siamo andati verso il Rifugio Re Alberto. Perché okay che ero la signora Zoppetta, ma come si resiste a un sentiero attrezzato? Che poi quello è bellissimo!

La croce sulla balconata del Vajolet che segna la fine del sentiero da Gardeccia

Scheda dell’escursione:


Partenza: Pera (in seggiovia)
Arrivo: Vajolet (a piedi)
Difficoltà: E
Dislivello: 243m
Durata: 2 ore circa
Sentieri: 546
Rifugi: Gardeccia, Vajolet, Preuss


Le fotografie sono mie, del Signor Coso e di Wiiiiiwoman

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