venerdì 2 marzo 2018

IL GIRO DEL LAGO COVEL

LA VOLTA CHE… “WOW QUANTI PASSEGGINI! MA DAVVERO?”

Là fuori ci sono genitori, zii, nonni, babysitter con tanti piccoli “pampini” urlanti che mentre puliscono i nasini sognano la montagna, le escursioni e la natura. Ecco, l’articolo di oggi è dedicato a loro. Perché chi lo ha detto che la montagna è solo salite tipo il Sassongher? Ci sono anche escursioni più facili come il giro del Lago Covel in Val di Sole.

Il Lago Covel circondato dai monti nel Parco Nazionale dello Stelvio in una giornata assolata d'estate

L’inizio del giro del Lago Covel da Pejo Fonti


Lo ammetto: il giro del Lago Covel non era programmato, ma il giorno prima avevamo fatto il giro dei laghi del Cevedale per cui io ero completamente a corto di energia e siccome il giorno dopo era previsto il Vioz, pensammo bene che un’escursione tranquilla potesse fare al caso nostro. Anche perché dovevamo testare i bastoncini da nordic walking che il meraviglioso proprietario dell’albergo ci aveva gentilmente prestato per la salita al Vioz (sì, lo stesso meraviglioso proprietario il cui consiglio mi ha ridotto a uno straccio straccino straccetto sul Vioz. Ah! I complessi contrasti della montagna!).

Quindi partendo neanche troppo presto dal nostro albergo a Cogolo raggiungemmo in autobus la funivia di Pejo Fonti che in pochi minuti ci portò al rifugio Scoiattolo (2000m) da cui inizia questa escursione alla portata veramente di tutti e che si snoda nello spettacolare paesaggio del Parco nazionale dello Stelvio.


Il panorama del bosco di larici e delle montagne sullo sfondo del Parco Nazionale dello Stelvio sulla sentiero n. 127 per il Lago Covel

Il giro del Lago Covel


La prima cosa da fare scesi dalla funivia è ignorare il canto delle sirene di Pejo 3000, che porterebbe al Vioz, e quello della funivia di Doss de Cembri che, oltre a portare anche lei al Vioz, permettere di attaccare il meraviglioso Sentiero dei tedeschi. Lo so che è tosta, ragazzi, ma su! Se ce l’ha fatta Ulisse ce la possiamo fare anche noi!

Si aggira quindi la stazione a monte della funivia e si prende il sentiero n. 127 ben segnalato da un cartello. Si inizia così la discesa passando per un po’ sotto i cavi della funivia Pejo 3000 e immergendosi per circa un’oretta nel bosco di larici che, senza troppi imprevisti, porta alla meta. Si incrocia anche il Rio di Vioz, un bel fiumiciattolo su cui si è costretti a passare su ponticelli più o meno improvvisati fatti di assi di legno. Ammetto che quel tratto di strada ha soddisfatto particolarmente la me bambina, la cui età si aggira intorno ai 5 anni (ma ogni anno si riduce un po’) e che per poco non mi ha fatto fare un tuffo nel fiume per saltellare sulle rocce a fianco al ponticello. Quindi se avete bambini con voi posso assicurarvi per esperienza personale che gli piacerà il Rio di Vioz.

Da lì in poco tempo si raggiunge il Lago Covel (1839m). La sua vista è molto carina anche se l’estate in cui ci siamo andati noi era un po’ emaciato per il troppo caldo. Prima la Mamolada e poi il Lago Covel… niente! Si vede che è il mio destino trovare ghiacciai e laghi sciupati.

Interessante nozione di biologia: nel Lago Covel sembra esserci una florida colonia di Sanguinerola. Chi sa cos’è la sanguinerola? Dal nome io avrei scommesso una sanguisuga o qualcosa di comunque terribilmente vampirico. Invece è un raro esemplare di ciprinide di alta montagna. Tutto chiaro ora eh! No?! Nessun pescatore tra di voi? A quanto dice il signor Google la ciprinide è un pesce. Ci dobbiamo fidare perché io sono una vera ignorante in fatto di pesci, o animali in generale. Comunque se volete la potete vedere qui (ma ignorate il fotomontaggio del muso di un maiale sul corpo di pesce, quello è falso).

A pochi passi dal lago, a sinistra, si raggiunge la Cascata Cadini e proprio qui cade l’asino. Sapete qual è il problema di un giro facile come questo? Che ci va praticamente chiunque, anche chi non sa neanche come è fatta una montagna. Quindi arrivati alla cascata più che riuscire a vedere le belle acque del Rio di Vioz che precipitano per qualche metro il Signor Coso e io abbiamo visto teste, tante teste, troppe teste. C’era una flotta di gente! Un sacco di genitori, tantissimi bambini, pure qualche cane e un paio di passeggini. Davvero! Si erano portati i passeggini in un’escursione. E in effetti per come è fatto il tratto di sentiero che va dal lago Covel alla Cascata Cadini e oltre il passeggino ci può pure stare.

Quindi sì, lo avevo detto: il giro del Lago Covel è perfetto per tutti quelli che sono incastrati con “pampini” urlanti e che vogliono fare trekking in Val di Pejo. Ma da mostro orrendo che non ha bambini e che ama le escursioni (soprattutto le escursioni silenziose e tranquille) mi permetto qualche consiglio a tutti i genitori/zii/nonni/quel che vuoi là fuori. Portare i vostri bimbi in facili escursioni è un’idea meravigliosa ma:

  1. Per favore insegnategli a essere educati perché sul sentiero non ci sono solo loro 
  2. Abbiate la compiacenza di dare modo a tutti di fare foto ricordo e non passate davanti agli obiettivi degli altri (davvero! Non ho mai visto così tanta gente non avere cura delle altre persone presenti nella stessa zona) 
  3. Tenete a bada i vostri cani, sempre perché sul sentiero non ci siete solo voi (e di solito un sentiero non è un’autostrada in fatto di larghezza) 
Dopo aver goduto, per quanto possibile, della bella vista della cascata si continua l’escursione passando sul bel ponte di legno e seguendo il sentiero che passa accanto ai campi coltivati. Qui praticamente abbiamo assistito a un tacito scontro non totalmente consapevole tra turisti e contadini. I vari turisti passando con cagnolini, bambini, passeggini ecc... non facevano troppo caso a dove mettevano i piedi e piuttosto spesso facevano per sbaglio cadere sassi e pietre nei campi. I contadini che stavano lavorando in quel momento, dal canto loro, li rilanciavano sul sentiero in modo più che consapevole, sempre attenti a non colpire nessuno ma sicuramente (a giudicare dalle loro facce) sognando di poter fare tiro a piattello.

Comunque in breve tempo ci si allontana dai campi e si torna sulla strada asfaltata quindi siamo tutti riusciti a limitare, per quanto possibile, il fastidio dato agli agricoltori.


Il Rio di Vioz nel Parco Nazionale dello Stelvio, sulla strada per il Lago Covel, visto subito dopo il ponticello di legno che lo sormonta

Il ritorno a Pejo Fonti passando per Pejo Paese


Sulla strada asfaltata il nostro cammino si è fortunatamente separato da quello di tutta quella gente stile gita scolastica. Mentre loro avevano una colonna di macchine che li avrebbe riportati a Pejo Fonti il Signor Coso e io abbiamo continuato a piedi verso Pejo Paese imboccando un sentierino che in breve si distacca dalla strada asfaltata e che, passando sotto i piloni della funivia, prosegue in falsopiano in un prato.

Dopo circa un’altra mezzoretta di cammino abbiamo così raggiunto il dosso di San Rocco (1584m) dove sorgono la Chiesa di San Rocco e il cimitero militare. La chiesa è stata edificata per la prima volta nel 1400, ma solo durante la prima guerra mondiale ha ricevuto delle mura esterne volte anche a delimitare il nuovo, all’epoca, cimitero dove riposavano caduti di diverse nazionalità: austriaci, russi, prigionieri polacchi e anche qualche italiano. Di loro, ormai, non rimane nessuno laggiù perché nel 1921 le salme furono spostate nell’Ossario di Rovereto. Negli ultimi anni, però, sono stati portati nel cimitero militare alcuni soldati di quell’epoca, non identificati, trovati congelati in alta montagna.

Dopo aver visto chiesa e cimitero il Signor Coso e io ci siamo guardati in faccia, abbiamo guardato l’orologio e, siccome era ora di pranzo, abbiamo sentenziato che era tempo di tornare a Pejo Fonti per mangiare. Purtroppo l’autobus non sarebbe passato prima di un’ora quindi eravamo costretti a tornare giù a piedi. Non ci sembrava però una gran tragedia se non fosse che, dopo un po’ che camminavamo sulla carreggiata asfaltata, ci è sorto il dubbio di aver sbagliato strada: non stavamo scendendo abbastanza. Abbiamo quindi capito che, invece di andare diretti a Pejo Fonti, stavamo sulla strada che ci avrebbe portato in località Fontanino, qualche chilometro fuori strada.

Avevamo troppa fame ed eravamo troppo stanchi per andare fino in fondo su quella strada, d’altro canto tornare indietro fino al bivio con la strada giusta era ormai impensabile. E lì è arrivato il colpo di genio! Siamo escursionisti no?! Camminare nei prati, in pendenza, senza un vero sentiero tracciato davanti ai piedi è quel che facciamo per divertirci. E quindi niente, come si dice dalle mie parti, abbiamo tagliato per fratte, alias abbiamo cominciato a scendere per un prato che ci avrebbe ricongiunto alla strada giusta. Unica piccola pecca? Una certa pendenza e il rischio di finire dentro casa di qualcuno, quasi è successo. Quasi, per fortuna siamo riusciti ad evitarlo.

Quindi è finita così la nostra facile e tranquilla escursione del giro del Lago Covel: perdendoci alle porte di un paese, per strade asfaltate. Perché quando ci siamo di mezzo noi non può mai andare tutto liscio; altrimenti dove sarebbe il divertimento.


Le tombe ben curate dei soldati non identificati della Prima Guerra Mondiale nel cimitero militare della Chiesa di San Rocco a Pejo Paese

Scheda dell’escursione:


Partenza: Pejo Fonti (funivia)
Arrivo: Pejo Fonti (a piedi)
Difficoltà: E
Dislivello: 416m
Durata: 3 ore circa
Sentieri: 127
Rifugi: Rifugio Scoiattolo


Tutte le fotografie sono mie e del Signor Coso

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