venerdì 15 febbraio 2019

LA SALITA AL MONTE BRANCASTELLO

LA VOLTA CHE “CIAO, CIAO CAPPELLO, ADDIO!”

Nell’Appennino centrale ci sono dei trigemini di cui vi ho già parlato. Sono il trittico Camicia-Prena-Brancastello che più di una volta mi è capitato di incontrare sulla mia strada. Se Renato Zero non aveva mai considerato il triangolo… ecco, io l’ho fatto! E dopo essere morta due volte sul Monte Camicia e altre due dalle parti del Prena ho pensato fosse ora di fare stretta conoscenza con l’ultimo vertice di questo triangolino. Quindi ecco qui la mia salita al Monte Brancastello.

Panorama sulla via del Monte Brancastello
La vista sulla strada per il Monte Brancastello

L’avvicinamento al Monte Brancastello


Piccolo disclaimer iniziale: non mi ricordo quasi nulla dell’escursione al Monte Brancastello. Non riesco neanche a ricordarmi precisamente quando ci sono stata. Credo fosse primavera o estate e di certo era l’anno scorso. Il che significa che non è passato molto tempo. Quindi… le cose sono due: o il Brancastello non è stato nulla di che o la mia memoria fa veramente pena. Potrebbero essere vere entrambe. Comunque la premessa era necessaria per farvi capire perché ci saranno buchi di trama un po’ ovunque oggi.

A dire il vero, però, ora che ci penso mi sembra di aver tentato la salita al Monte Brancastello il weekend dopo l’escursione a Pizzo Cefalone, ottima esperienza che mi aveva lasciato l’idea che io potessi affrontare qualsiasi escursione come Fiocco di Neve, la capretta saltellante di Heidi. Non so perché dopo quattro anni di escursionismo ancora credo a fandonie come questa. Ad ogni modo, ovviamente, mi sbagliavo. Questo me lo ricordo bene. Ma andiamo con ordine.

Per raggiungere l’attacco di questa escursione abbiamo percorso la statale 117 bis, la strada che da Fonte Cerreto porta all’Altopiano di Campo Imperatore. Questa è una strada che conosciamo bene: è praticamente la strada più frequentata da chi va sul Gran Sasso, o da Mucciante. A differenza però di quando si va a mangiare gli arrosticini, in questo caso si gira a sinistra al bivio, direzione Osservatorio / stazione a monte della ferrovia / albergo Campo Imperatore. Insomma un po’ direzione la qualunque.

Superata la stradina che permette l’attacco alla salita alle Torri di Casanova, si raggiunge il primo tornante dove si imbocca un sentiero sterrato su cui si parcheggia quasi subito. Questo è l’inizio dell’escursione. Il sentiero sterrato continua, ma siccome si fa piuttosto stretto non parcheggiare il prima possibile sarebbe follia. È il momento di cominciare a camminare. D’altro canto siamo qui per questo, no?!

Cresta del Monte Brancastello
Vista dalla cresta sull'escursione per il Monte Brancastello

La salita al Monte Brancastello


Il parcheggio dovrebbe essere a circa 1805 metri dal livello del mare. Dicono che un segnavia su un sasso dovrebbe confermare questo fatto. Ma io non mi ricordo la vetta, volete che mi ricordi di un sasso? Fidiamoci di internet, allora, e andiamo avanti.

Dopo una mezz’ora di cammino sulla via sterrata si raggiunge Vado di Corno (1924 m), soglia tra l’Altopiano di Campo Imperatore e il versante teramano del Gran Sasso. Qui, a sinistra, si dipana la via per il Monte Aquila che ricorderete per una gloriosa puntata della rubrica #GiroGiroCoso, revival di Hot Shots. Ma noi non siamo in #GiroGiroCoso e soprattutto questo articolo non si chiama “salita al Monte Aquila”, per cui invece di girare a sinistra giriamo a destra e iniziamo il Sentiero del Centenario.

Il Sentiero del Centenario è uno dei sentieri più noti e rinomati dell’Appennino abruzzese e negli ultimi anni è stato anche piuttosto ristrutturato. Collega Vado di Corno con Fonte Vetica, il rifugio ai piedi del Monte Camicia, passando tra l’altro per il Monte Prena. Percorrere il Centenario significa prendersi quanto meno un weekend da passare sul Gran Sasso. In alternativa si può percorrere a pezzi e raggiungere la vetta del Monte Brancastello vuol dire percorrerne il primo tratto.

L’intero percorso è un sentiero in cresta che, però, non presenta particolari punti di criticità o di esposizione. Detta così può sembrare che l’escursione al Brancastello sia una passeggiata di piacere (e d’altro canto era quello il piano iniziale), ma in realtà è una continua, ininterrotta, incessante, interminabile salita. Inizia con una pendenza alla “io-ti-ucciderò” e finisce con una pendenza alla “sei-ancora-vivo?-aspetta-che-provo-di-nuovo-a-ucciderti”. In mezzo c’è un sali scendi più sopportabile, ma non fatevi ingannare.

La parte più critica di tutta l’escursione, però, non sono stati tanto i polpacci infuocati o i piedi gonfi (o il fatto che verso la fine mi sembra di aver persino barcollato dalla stanchezza), ma il cappello. Ebbene sì, la parte peggiore è stato il mio cappello nuovo. Non perché non fosse comodo (lo amo alla follia) o perché non stesse ricoprendo alla perfezione il suo ruolo (ossia evitare che mi ustionassi per la centoventesima volta la riga dei capelli), ma perché non ha smesso un solo attimo di tentare di spiccare il volo. Sembrava che si credesse l’uccellino azzurro. Ma io dico: dove diamine vuoi andare? Ma vuoi così tanto scappare da me? Che ti ho fatto di male signor cappello?

Nel mentre combattevo contro la fuga del mio cappello abbiamo superato la costa secondaria che, alla nostra sinistra, ci avrebbe condotto a Pizzo San Gabriele, una prima piccola vetta su cui molti salgono. Noi invece abbiamo tirato dritto lungo il nostro sentiero di cresta che ci portava sempre più lontano dal Corno Grande, un gigante stagliato continuamente alle nostre spalle. La sua vista dal sentiero è talmente bella e dettagliata che si riesce a vedere anche il Bivacco Bafile, un punto rosso in bilico su un vertiginoso sperone.

Dopo circa due ore e mezza di salita, alla fine, si arriva in vetta (2.385m). La cima è piuttosto piccola rispetto a quelle a cui il massiccio del Gran Sasso sa abituare i suoi escursionisti, ma è ugualmente presa d’assalto. Il risultato è che si sta schiacciati come alle sei di sera sulla metro a Roma. Consiglio da esperta: prendete la metro alle sette, che è meglio, e restate in cima al Monte Brancastello il meno possibile.


Vetta del Monte Brancastello
Vista dalla vetta del Monte Brancastello

Il ritorno dalla vetta del Monte Brancastello


Credevamo che la salita al Monte Brancastello sarebbe stata più leggera e più rapida. Ci sbagliavamo. Nonostante avessimo passato ben poco tempo sulla cima eravamo già in terribile ritardo sulla tabella di marcia. E questo non è mai un bene in montagna. Per fortuna, però, non era veramente tardi quindi un piccoli sfizio ce lo siamo potute togliere.

Prima di rientrare definitivamente alla base ci siamo incamminati per una delle crestine che si estendono verso Teramo. Da lì è possibile vedere lati del Sentiero del Centenario che solitamente, dalla base dell’Altopiano di Campo Imperatore, non si possono scorgere. É forse il suo profilo migliore, ed è talmente bello che si è meritato minuti interi di ammirazione. Quando abbiamo ripreso la via per casa era ormai passato un bel po’.

La discesa è per la stessa via di salita, il che ha significato nuova guerra per mettere in salvo il mio cappello ma non ustionarmi comunque la testa. Sono riuscita in entrambe le missioni. Un piccolo miracolo. Quel giorno non mi è riuscito nient’altro.

Inizialmente avevamo previsto di concludere l’escursione salendo sul Monte Aquila. Significava allungare terribilmente l’escursione, ma sarebbe stato carino. L’unico problema, però, è che io ero veramente stanca. Ero a tocchi alla partenza, figurarsi all’arrivo. Non ce l’ho fatta, semplicemente non ce l’ho fatta. Così abbiamo lasciato perdere il Monte Aquila e siamo tornati alla macchina. Però uno sfizio, alla fine, ce lo siamo tolti lo stesso: ci siamo andati a mangiare gli arrosticini. Perché non si è andati veramente sul Gran Sasso se non si va poi a mangiare gli arrosticini da Mucciante! 

Vista dal Monte Brancastello
Panorama visto dall'escursione del Monte Brancastello

Scheda dell’escursione:


Partenza: Altopiano di Campo Imperatore
Arrivo: Altopiano di Campo Imperatore
Difficoltà: E
Durata: 5 ore circa
Dislivello: 550m


Tutte le foto sono mie e del Signor Coso

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