venerdì 1 febbraio 2019

LA VISITA A CANALE MONTERANO

UNA STORIA DI STRADE SBAGLIATE, AUDI TESTARDE, PECORE INGOMBRANTI E IMPROVVISE LECCATE DI CANE


Qualche settimana fa vi ho raccontato della mia gita fuori porta in Ciociaria per vedere le Grotte di Collepardo e il Pozzo d’Antullo e l’Eremo di San Domenico e la Certosa di Trisulti. Così, per par condicio, mi è sembrato quanto meno giusto raccontarvi anche la mia visita a Canale Monterano. Fidatevi, questo borgo abbandonato a un passo dal Lago di Bracciano vale decisamente una visita e, nel mio e nel vostro caso, una storiella.


Canale Monterano al tramonto
Vista di Canale Monterano nella luce rosa del tramonto

L’avvicinamento a Canale Monterano


Sabato scorso è avvenuto un allineamento planetario che capita solo una volta ogni tremila anni: il Signor Coso si è ritrovato un weekend libero (e vi assicuro che con i suoi mille impegni è cosa rara), i nostri amici sono stati disponibili a un richiamo alle armi all’ultimo secondo e io mi sono ritrovata alla fine della settimana più lunga e faticosa dell’anno. Stando queste premesse e la sacra legge di Murphy che recita “se avrai bisogno di dormire come mai nella tua vita, ecco quello sarà il weekend perfetto per una gita fuori porta che tutti vorranno fare nonostante tu sogni solo un letto dove imbalsamarti per le prossime 48 ore” era ovvio che da qualche parte dovevamo andare.

Siccome io devo essere vagamente autodistruttiva o, quanto meno, masochista, ammetto che mi sono decisamente impegnata a organizzare questa uscita al punto che avevo proposto 4/5 posti diversi dove andare. Non mi ero però molto impegnata a informarmi su ognuno di loro così… siamo finiti nell’unico posto che non avevo proposto io: il borgo abbandonato di Canale Monterano.

Monterano, come in realtà si chiama il borgo, è un affascinante villaggio di ruderi che si erge su un’altura tufacea a ovest del Lago di Bracciano, a metà strada tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini nel cuore della Riserva Naturale di Monterano. Il luogo abitato più vicino a questo angolo di pura meraviglia intrappolata tra presente e passato è il vero Canale Monterano, un paese a circa 2 chilometri di distanza e con una densità di bar non indifferente (ci ho passato sì e no cinque minuti e ne ho contati almeno 3 nell’arco di 10 metri).

Mi piacerebbe potervi raccontare con chiarezza la strada da fare per raggiungere Canale Monterano e da lì l’antica Monterano, ma la verità è che non ho la minima idea di quale sia la strada da fare. Dopo neanche 10 minuti dalla partenza ero già bella immersa nel mondo dei sogni (non temete: non ero io alla guida). Per cui no, non so proprio dove bisogna andare. Ho visto - sì - la strada che congiunge Canale Monterano con Monterano, ma ero ancora troppo rimbambita dal sonno per capirci qualcosa davvero.

Ciò che so con certezza è che ci sono due vie che portano all’antica Monterano da Canale Monterano: una attraversa il bosco ed è abbastanza malmessa da rischiare di lasciarci la macchina, mentre l’altra è decisamente più larga e più semplice. Cercando online ho trovato le indicazioni per arrivare a Monterano. Ve le scrivo qui sperando che siano quelle per la via giusta e non per la malefica strada ammazza macchina. Incrociate le dita!

Dal centro di Canale Monterano si prende una piccola via in discesa a sinistra della chiesa principale. La si percorre fino all’incrocio dove si gira a destra e, dopo un po’, si raggiunge un primo spiazzo. Continuando ad avere fede in questa strada (anche se più la scrivo e più mi ricorda la malefica via del bosco che alla fine noi abbiamo lasciato a metà) si raggiunge anche un secondo spiazzo dove una barra d’ingresso avverte di essere giunti a destinazione: qui si parcheggia e si inizia, davvero, la visita.

Aggiornamento: il Signor Coso mi ha detto che in effetti sì, quella è la malefica strada che ci ha lasciato a un passo dalla meta senza però portarci a destinazione. Allora fate così: percorrete tutto Canale Monterano e quando siete a metà strada con un altro paese di cui io ignoro il nome, ma il Signor Coso dice che si chiama Montevirginio (vedete voi se credergli o meno) prendete a sinistra (o almeno mi sembra fosse a sinistra) e seguite le indicazioni per l’antica Monterano.

Questa strada, che vi sto indicando così bene, è quella più ampia tra le due. Il fatto che sia più ampia potrebbe farvi pensare che sia ampia, ma non è così. Ci passa più o meno una macchina alla volta e molto spesso tocca andare indietro per far passare un altro. Nel nostro caso, ad esempio, una simpatica Audi che io ho sapientemente scambiato per una Mercedes si è fatta una cinquantina di metri in retromarcia per farci passare (ne sarebbero bastati anche dieci, ma lei ne ha voluti fare cinquanta). Dopo essere passati noi l’Audi era piuttosto convinta di poter procedere e quindi è ripartita. Si è fatta i suoi cinquanta metri e si è ritrovata di fronte la macchina del Dottor Uka. L’Audi ha guardato il Dottor Uka, il Dottor Uka ha guardato l’Audi: un inteso testa a testa. L’Audi non voleva indietreggiare, il Dottor Uka non voleva indietreggiare. Ci sono stati garriti, ragli, persino un paio di ruggiti. Qualcuno giura di aver sentito un barrito. Alla fine l’Audi ha abbassato la testa e ha fatto retromarcia, di nuovo, per gli stessi cinquanta metri. Il Dottor Uka aveva vinto.


Ruderi dell'acquedotto romano a Canale Monterano
L'acquedotto romano di Canale Monterano al tramonto

La storia di Canale Monterano


Ammetto che personalmente ho visitato Monterano sguazzando nella completa ignoranza. Non sapevo assolutamente niente di questo angolo di mondo. Siccome, però, voi siete dei pampini più bravi di me suppongo che qualcosa lo vorrete sapere, no?! Quindi ecco qui un bignami su vita, morte e miracoli di Canale Monterano.

La prima cosa che dovete sapere è che Canale Monterano è praticamente la versione borgo antico di una soap opera. Avete presente la vita dei personaggi delle soap opera? Quel susseguirsi di picchi e cadute della serie “prima vinco la lotteria, poi scopro di avere il cancro alla cervelletta anfibia, ma la cervelletta anfibia non esiste e allora - wiiiii! - sono sana, ma mentre festeggio per essere guarita passa una triciclo guidato da un orso che mi investe e finisco in coma”? Ecco: la storia di Monterano è più o meno così.

L’insediamento a Monterano nasce in epoca etrusca, ma è con i romani che il borgo prende davvero forma arricchendosi per altro dell’acquedotto ancora visibile. Quando cade l’impero romano, però, anche Monterano e la zona circostante cadono. I lanzichenecchi si riversano sulle sue terre come locuste e come locuste la devastano. Passano i secoli e Monterano passa di mano in mano. Nel ‘500 finisce in mano agli Orsini per poi ritrovarsi nel borsello degli Altieri.

Gli Altieri segnano un nuovo picco nella storia della nostra Carmelita Monterano. Tra di loro c’è un certo Emilio Bonaventura Altieri che ha un nome che starebbe bene a Sandokan, ma che in realtà di professione fa il Papa, con il nome d’arte di Clemente X (che poi è un nome un sacco più serio e tranquillo secondo me). Siccome il nostro Emilio ha un debole per Monterano (oppure vuole solo farsi bello in qualche modo) decide di ingaggiare un artista di quelli che vanno più in voga in quel momento per dare una “ripittata” al borgo. Della serie, voi chiamate l’imbianchino per rinfrescare casa e lui chiamò Gian Lorenzo Bernini per costruirgli una chiesa, un convento e una fontana, oltre a rifare la facciata di un palazzo. Stessa cosa proprio!

La fortuna, però, doveva girare. Nel 1770 la Signora in Giallo in persona, con il suo bagaglio di sfiga, deve essere andata in vacanza a Monterano perché la malaria travolge la cittadella decimando la sua popolazione di contadini. Circa trent’anni dopo arriva il colpo di grazia: l’esercito francese incendia e distrugge definitivamente la città. A quel punto la popolazione sventola bandiera bianca, abbandona il borgo e scappa verso il vicino villaggio di Canale: Monterano muore e nasce Canale Monterano.


Chiesa San Bonaventura a Canale Monterano
La Chiesa San Bonaventura nel tramonto a Canale Monterano

La visita a Canale Monterano


Dal parcheggio un sentiero di circa 200 metri raggiunge le prime rovine composte, per lo più, dalle costruzioni di epoca etrusca utilizzate nel corso degli anni come cantine. Da qui in poi la via si snoda in un susseguirsi di vegetazione, ruderi, sassi e scorci da togliere il fiato che si può decidere liberamente come esplorare. Il fatto che Monterano sia visitabile gratuitamente garantisce una grande libertà di esplorazione.

A proposito, piccolo consiglio: Canale Monterano è una zona turistica piuttosto nota. Non sarà Venezia, ma non è neanche così ignoto. In certi periodi dell’anno (tradotto “nelle giornate festive”) questo borghetto dirupato può ritrovarsi a essere assaltato anche da 450 persone contemporaneamente richiedendo l’intervento della Protezione Civile. Il mio consiglio, quindi, è quello di andarci in un periodo di basso turismo, il più basso possibile, e magari al tramonto: non è possibile descrivervi quanto è bella antica Monterano al tramonto!

Qui e là, in modo piuttosto continuo a dire il vero, compaiono cartelli che avvertono del pericolo che comporta muoversi fra i ruderi. Solo per alcuni, però, è interdetto l’ingresso o l’avvicinamento. La maggior parte sono più che visitabili e, anzi, nel primo rudere in cui sono entrata sono riuscita persino ad arrampicarmi sulla parete per vedere il panorama dalla finestra più in alto (ebbene sì, ce l’ho fatta! Prendi questo Monastero di San Domenico in Ciociaria!). 


Panorama naturalistico a Canale Monterano
Il panorama naturale al tramonto a Canale Monterano
Sebbene Canale Monterano sia tutta stupenda e sia abbastanza piccola da essere vista completamente, ci sono alcuni punti che non si possono proprio perdere: il castello, poi diventato in epoca rinascimentale il Palazzo Baronale, è uno di questi. All’interno del palazzo delle scale metalliche di chiara epoca preistorica permettono di salire sul percorso delle mura per godere di un panorama stupefacente su tutti i ruderi circostanti. Al suo esterno, invece, un leone mastodontico decora una delle facciate a ricordo costante che da queste parti, a un certo punto della storia, è passato un certo signor Bernini. In realtà il leone è la riproduzione del felino originale, che al momento se ne sta invece nell’atrio del palazzo comunale di Canale Monterano, ma io non lo sapevo quando ci sono stata e quindi vi posso assicurare che è decisamente credibile: io non avevo proprio capito che era una ricostruzione.

Sempre opera del Bernini è la fontana ottagonale che sorge sulla Piazza San Bonaventura, di fronte alla Chiesa San Bonaventura (che poi dovrebbe stare pure vicino al Convento di San Bonaventura, altro luogo di interesse, ma che al momento non riesco a ricordare dove o come sia). In realtà anche la fontana ottagonale è una riproduzione: quella vera la trovate in Piazza del Campo a Canale Monterano, ma come prima a me sembrava decisamente vera quindi…

La Chiesa San Bonaventura è d’effetto perché al suo interno cresce un albero che nella mia memoria è bianco ma potrebbe anche essere normalissimo. In ogni caso vi assicuro che ricorda l’albero di Minas Tirith, cosa stupenda per un’innamorata di Tolkien come me.

Anche senza avvicinarsi, comunque, la chiesa è veramente bella da vedere. Non per niente l’unico selfie di gruppo che ci siamo fatti ha avuto lei come sfondo. Più che un selfie, a dire il vero, è stato un’impresa: eravamo noi cinque amici e un cane che, in quel tragico momento, era a un po’ troppi metri dal suolo per i suoi gusti e si agitava come un verme sull’amo. Vedere questo botolino di cucciolo tutto shakerato faceva morire dal ridere. Non riuscivamo a stare seri e il Signor Coso non riusciva a inquadrarci e a cliccare il tasto per scattare la foto.

Ora questo povero cagnolino, che per rispetto della sua privacy chiameremo Nove, tendeva soprattutto a shakerare verso destra dove, sventura vuole, si trovava la mia faccia. La prima volta shakera e io mi sposto, la seconda volta shakera e io mi sposto, la terza volta shakera e… mi lecca in piena faccia e io mi sposto: in ritardo, più bagnata e a metà tra lo schifata e il divertita. Ebbene sì: mi ha leccato un cane! Maledizione! A me, che tra un po’ neanche li accarezzo. E mi ha leccato in faccia. A pensarci adesso non riesco a capire perché ridevo tanto. Comunque alla fine il selfie è venuto bene e comunque, secondo me, aveva ragione Nove: provate voi a essere un Bovaro del Bernese che non ama il contatto fisico e a starvene in braccio a un umano. Nove one of us!

Alla fine, dopo aver conquistato tutte le rovine e anche una leccata di cane di troppo, ci è sembrato il caso di rientrare: cominciava a fare buio. Così siamo ritornati alla macchina e siamo ripartiti per la via di andata (la seconda, non la prima), ma un gregge di pecore discretamente numeroso ci si è parato davanti e ci ha tenuto in ostaggio per qualche minuto. Mi piace credere che fossero venute a vendicare l’Audi, ma forse sono solo delle fan mitomani delle mucche dolomitiche e niente più.

Comunque per chiudere questo racconto fatto di indicazioni precise e dettagliate sappiate che a Canale Monterano sembrerebbe che ci siano anche piccole grotte ricoperte di vegetazione e alcune pozze d’acqua ribollenti. Dove sono, chiedete? Non ne ho idea perché io, ovviamente, non ne ho vista mezza.


Albero dentro una chiesa a Canale Monterano
L'albero dentro la Chiesa San Bonaventura a Canale Monterano

Tutte le foto sono del Signor Coso

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