venerdì 7 dicembre 2018

LA SALITA ALL’HOHER BURGSTALL

LA VOLTA DELLA NOSTRA PRIMA SEVEN SUMMIT NELLA STUBAITAL


Ci eravamo lasciati sulla soglia del Sennjoch Hütte, nella Stubaital in Austria, in piena contemplazione dell’immediata salita sulla vetta di una Seven Summit. Non una qualsiasi Seven Summit, ma la più bassa delle Seven Summit (vi aspettavate qualche altro record per caso?)! E visto che dopo una settimanella confido che il fiato lo avremo recuperato ormai, è ora di iniziare la salita all’Hoher Burgstall

Il sentiero di mezza cresta per raggiungere l'Hoher Burgstall
Il sentiero di mezza cresta di ritorno dall'Hoher Burgstall 

La salita all’Hoher Burgstall


Da Sennjoch Hütte (2225 m) la direzione per l’Hoher Burgstall non è propriamente indicata, ma più o meno è l’unico sentiero che si nota davvero quindi… confido che se non mi sono persa io non lo farà nessuno!

Ovviamente, siccome ci siamo riposati anche troppo e perciò non meritiamo alcuna clemenza da parte del destino, l’inizio della salita all’Hoher Burgstall è, essenzialmente, una salita. E chi se lo aspettava! Purtroppo, però, è una salita decisamente fastidiosa, una di quelle che mi piace definire come “assassina”, che più o meno potete tradurre con un più modico “impegnativa” (ma non rende l’idea, io ve lo dico!).

Dopo non molto, comunque, si raggiunge un bivio che non fa diminuire la salita, ma per lo meno fa comparire un chiaro segnale su dove bisogna andare per raggiungere la vetta che, però, è ancora lontana dall’arrivare. Tra le altre cose, per altro, a questo primo bivio vi è il memento di un alpinista che ormai un po’ di anni fa salì sull’Hoher Burgstall in pieno inverno. Si chiamava Edmund Hillary, ossia il tipino che ha conquistato l’Everest: un nome da poco insomma. Al bivio se si andasse a sinistra si raggiungerebbe, tramite un sentiero che almeno da lì sembra in quota, un rifugio ignoto. Non ignoto perché è ignoto, ma ignoto perché né io né il Signor Coso riusciamo a ricordarci come si chiamasse. Nomi tedeschi… se non vai in un posto finiscono per scomparire completamente dalla memoria. A destra, invece, c’è l’ennesima salita che, come da copione, porta all’Hoher Burgstall; quindi tutti a destra!

Per fortuna dopo poco la salita si trasforma in un sentiero in quota e da qui in poi, lo ammetto, l’Hoher Burgstall e io abbiamo iniziato una relazione neanche troppo clandestina. Era amore! Non quanto ce n’è tra me e il Vioz  o con il Prena, ma comunque un bel po’ d’amore. Purtroppo ogni rosa ha le sue spine e ogni Hoher Burgstall ha la sua ortica. Ebbene sì: c’era ortica ovunque! A destra? Ortica! A sinistra? Ortica! Davanti? Ortica! Indietro? Ortica! Sotto? Ortica! Sopra? Ortica! Insomma ovunque ortica. L’Hoher Burgstall era ortica! Dite che sto esagerando? Okay, è vero: sopra non c’era l’ortica… c’era una roccia sporgente con l’indicazione della direzione da seguire dipinta bellamente sul suo soffitto. Che poi io mi sono sempre chiesta: ma quello è un sentiero di mezza costa, dove posso andare se non sempre dritta per dritta? Va beh! Andiamo avanti. 


Vista dalla vetta dell'Hoher Burgstall
Vista dalla vetta dell'Hoher Burgstall
Terminato il sentiero in quota inizia di nuovo una breve salita a zig zag che porta a una sella tra l’Hoher Burgstall e il Nieder Burgstall. Qual è la differenza tra i due? Il primo è una seven summit a sinistra della sella, il secondo è un bel monte a destra, con una croce carina o almeno così sembrava dalla sella: il Signor Coso e io non siamo saliti sul Nieder Burgstall né all’andata né al ritorno. 

Nonostante il Nieder Burgstall sembrasse piuttosto frequentato, la maggior parte delle persone impegnate a fare trekking nella Stubaital, e più specificatamente in quella sella, quel giorno sembravano intenzionate soltanto a tentare la salita dell’Hoher Burgstall. Tra loro c’era anche un gruppo di Nordic Walking chiamato “le lumache che non si fanno da parte”. Prima regola del codice delle “lumache che non si fanno da parte” è fare traffico ovunque, anche sui sentieri di montagna, anche sull’Hoher Burgstall. L’unico motivo per cui il Signor Coso e io non siamo ancora dietro di loro è perché poi, in realtà, non puntavano alla vetta dell’Hoher Burgstall. Arrivati alla base del massiccio hanno bellamente ignorato entrambe le strade verso la cima e si sono allontanati quietamente in fila indiana. Ciao, ciao lumache!

Alla base del massiccio dell’Hoher Burgstall si dipartono due strade per la vetta: una più tranquilla a sinistra di circa 40 minuti e una un po’ più sfidante a destra di circa 30 minuti. Il Signor Coso e io siamo andati a destra. Così dopo un primo zig zag in salita tra i sassi ci siamo imbattuti in un ultimo tratto di sentiero attrezzato che ci ha divertito alquanto. Per poterlo superare è stato necessario fare una mezza arrampicatina che ha più o meno fregato in pieno la famigliola che ci veniva dietro (loro l’avevano già vista male nel mare di ortica…).

Il sentiero attrezzato non finisce sulla vetta ma alla sua base, ma da qui bastano 5 minuti di facile salita per raggiungere la vetta dell’Hoher Burgstall (2611 m) e quando ci siamo arrivati noi era anche una vetta piuttosto deserta. A proposito: grazie mille sconosciuto tedesco che non capirai mai questo articolo (visto che probabilmente non parlerai italiano) e che ci hai dato la dritta di salire rapidamente in vetta finché era ancora presso che libera.


Vista dalla vetta dell'Hoher Burgstall
Vista dalla vetta dell'Hoher Burgstall

La discesa dall’Hoher Burgstall


Se mi chiedete cosa ricordo della vetta dell’Hoher Burgstall la risposta è semplice: tutto il cibo che abbiamo mangiato lassù. Praticamente ci siamo divorati qualsiasi bene di conforto avessimo con noi. Poco ci mancava che mi mangiassi il Signor Coso. Non l’ho fatto giusto perché era improbabile che bastasse a saziarmi (e per la cronaca: non è che il Signor Coso sia piccolo, solo che la mia fame era di più). Terminato il cibo, quindi, non ci resta che una sola cosa da fare: ridiscendere.

Abbiamo intrapreso la discesa a sinistra prendendo il percorso che a salire avevamo ignorato. È una discesa tra la ghiaia quindi se per caso avete ginocchia farlocche come le mie vi consiglio di mettervi un tutore. Che poi a un certo punto spunta pure un cavo, ma è soltanto un sentiero attrezzato: non fatevi strane idee. Quello che si era fatto idee strane era il Signor Coso che per un attimo si è creduto Tania Cagnotto è si è buttato ad angelo su una roccia, schiantandosi malamente. Lui dice che in realtà è stata colpa del cavo lasso però… sembrava così tanto un tuffo ad angelo…

Raggiunta, più o meno, la quota della sella il cavo finisce e compare un bivio: a destra si può raggiungere il rifugio ignoto di prima, a sinistra invece si prende un sentiero in quota che conduce al bivio del massiccio dell’Hoher Burgstall. Da qui in poi la via di discesa è la stessa di salita.

Volete sapere come abbiamo chiuso la giornata? Con un pranzo al Sennjoch Hütte, ovviamente! Io mi sono presa una deliziosa zuppa di funghi, se siete in zona ve la consiglio, mentre il Signor Coso avrà preso il quindicesimo wurstel della vacanza. Praticamente stava diventando un wurstel vivente! Forse è per quello che il cagnolino del rifugio si era completamente innamorato di lui ed è arrivato persino a leccarlo. Anche se c’è da dire che i cani innamorati di lui non sono stati pochi negli anni, nonostante lui non faccia assolutamente nulla per attirarli.

Dopo un pranzo rapido, comunque, siamo fuggiti dal cagnolino e abbiamo raggiunto di nuovo la funivia Schlick2000 (2136 m) che ci ha riportato a Fulpmes. E così ci siamo lasciati alle spalle la nostra prima Seven Summit e devo dire la verità: sono contenta che sia stata proprio la Hoher Burgstall: bella, sfidante eppure non esagerata. 


Le montagne che circondano l'Hoher Burgstall
Le montagne che circondano l'Hoher Burgstall

Scheda dell’escursione:


Partenza: Sennjoch Hütte (a piedi)
Arrivo: Fulpmes (funivia)
Difficoltà: EE
Durata: 5 ore e mezza circa
Dislivello: 500mt
Rifugi: Rifugio Sennjoch Hütte

Tutte le fotografie sono mie e del Signor Coso

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