Se un giorno vi trovate nella Val di Pejo, o anche nell’attigua Val di Sole, e avete voglia di un’escursione paesaggisticamente suggestiva ma non troppo faticosa questo articolo vi verrà in soccorso. Diciamo che questo è il McGyver dei pezzi che raccontano escursioni alla portata di tutti. Solo che non ha effetti speciali, né forcine esplosive, né soluzioni da escape room, né idee alla art attack per evitare la fine del mondo. Insomma è McGyver se McGyver fosse un tipo normale. Comunque parla di un bel trekking: il giro del Lago Pian Palù.
La partenza da Pejo Fonti
Forse vi ricorderete del Rifugio Fontanino dall’escursione per il Sentiero dei Tedeschi, che poi è stata anche la prima volta in cui ho visto il Lago Pian Palù, ma nel caso ve lo siate dimenticato vi ripeto qui l’importante alert: non bevete l’acqua della fonte del Fontanino!
Sulla riva del fiume opposta al rifugio si salgono le ripide scalette di legno e terriccio, pienamente pedonali, che costituiscono l’unico tratto del sentiero 199 che si percorre in questo giro. Arrivati al lago ci si riposa un attimo (quella salita è veramente assassina) e quindi si attraversa la gigantesca diga che intorno agli anni Cinquanta ha determinato la nascita di questo lago artificiale.
Il giro del Lago Pian Palù
La strada militare porta fino alla Malga Giumella (1950m) dove un salvifico fontanile è sempre disponibile a offrire acque fresche ai grulli che vanno in giro con le borracce vuote (ma quello è successo solo quando siamo stati sul Sentiero dei Tedeschi, quindi almeno per questa volta siamo stati un po’ meno fagiani).
Se dividessimo il giro del lago in quarti bisognerebbe ammettere che questo primo quarto, che si dipana dalla Malga Giumella, è forse il peggiore: in salita, lontano dalla riva del lago, in mezzo al bosco. Ma già dal secondo quarto l’atmosfera cambia: la strada diventa discesa e si avvicina sempre più alla riva.
A metà giro, più o meno, bisogna attraversare un fiumiciattolo che si allontana dal lago. Quello che vi posso assicurare è che il guado è piuttosto facile e alla portata di tutti; come sia concretamente, ossia grazie a cosa si passi dall’altra parte, però, non ve lo posso assicurare. Dentro la mia testa si sovrappongono due ricordi entrambi terribilmente realistici: una diga di legno solida ma provvisoria che sembra fatta dai castori e un largo e basso ponte di legno fatto evidentemente dall’uomo. Quale esiste e quale è una mia invenzione? Siccome il Signor Coso giura che in questa escursione abbiamo incontrato anche mamme con i passeggini che non avevano difficoltà a fare il giro (di cui però non ho memoria: forse se l’è sognate lui), sono incline a pensare che esista realmente un ponte vero e proprio. Diciamo che è probabile esista al 70%, l’altro 30% sono i castori.
Superato il ponte-castoro si raggiunge la Malga Palù (1830m) riconoscibile da una casupola e da uno steccato. In questa zona del giro l’acqua del lago è poco profonda e dalla riva si possono vedere le rocce infrangere i flutti quieti appena smossi dal vento o venire sommerse, rifratte e deformate da poche dita d’acqua dolce. Da qui lo spettacolo del Lago Pian Palù è totalmente diverso da quello che si ammira dalla diga dove la profondità è grande e l’acqua scura.
Poco lontano dalla Malga Palù, lungo il sentiero, non è difficile incontrare d’estate al libero pascolo mucche a pelo lungo con importanti corna. Mi è stato confermato in questi giorni che le mucche sono animali completamente innocui e docili e che hanno una lingua ruvida (che c’entra la lingua con il discorso che sto facendo? Niente, ma sapevo questa cosa e ve l’ho detta), ma io sono in aperta ostilità con loro: sono sicura che le mucche siano persone orribili, altro che i cavalli, quindi anche in questo caso gli sono stata alla larga.
Poco dopo essere sfuggiti alla malignità delle mucche il Signor Coso e io abbiamo raggiunto l’unico tratto del lungolago dove c’è una specie di spiaggetta di piccoli sassi facilmente riconoscibile perché di fronte a una vicina isoletta. Qui – sulla spiaggia, non sull’isola – ci siamo buttati a riposare e a bagnare i piedi. C’era anche qualcuno che si faceva una nuotata nel lago, ma non vi consiglio di imitarlo: non si deve mai nuotare nei laghi artificiali, sono pericolosi!
Noi ci siamo limitati a sguazzarci dentro con l’acqua alle caviglie e nonostante questo un pesce è riuscito a dare l’assalto al Signor Coso che, dopo essersi preso un mezzo infarto, è riuscito coraggiosamente (e forse anche un po’ miracolosamente) a sopravvivere. Dite che la sto facendo troppo esagerata? Beh, forse non sapete che il Signor Coso è allergico al pesce. Ma sembra evidente che l’allergia non interviene quando è il pesce a mangiare il Signor Coso e non viceversa. E d’altro canto il pesce ha desistito quasi subito dal suo piano di sbranarsi la caviglia del Signor Coso. Magari il pesce è allergico al Signor Coso…
Noi ci siamo limitati a sguazzarci dentro con l’acqua alle caviglie e nonostante questo un pesce è riuscito a dare l’assalto al Signor Coso che, dopo essersi preso un mezzo infarto, è riuscito coraggiosamente (e forse anche un po’ miracolosamente) a sopravvivere. Dite che la sto facendo troppo esagerata? Beh, forse non sapete che il Signor Coso è allergico al pesce. Ma sembra evidente che l’allergia non interviene quando è il pesce a mangiare il Signor Coso e non viceversa. E d’altro canto il pesce ha desistito quasi subito dal suo piano di sbranarsi la caviglia del Signor Coso. Magari il pesce è allergico al Signor Coso…
Il ritorno a Pejo Fonti
Raggiunto il Rifugio Fontanino ci siamo immersi nel bosco dall’altra parte del fiume e abbiamo preso il sentiero 110 che qualche giorno prima ci aveva fatto perdere portandoci a Pejo Fonti con un paio di ore di ritardo sul groppone. Questa volta, però, muniti dell’esperienza precedente, siamo riusciti a individuare il cartello che indica la via per Pejo Fonti e svoltato a sinistra abbiamo attraversato il fiume e ci siamo ricongiunti dopo un po’ alla strada asfaltata dell’andata. A questo punto la strada era tutta dritta fino alla pizzeria dove ci siamo insediati. Dove credevate che andassimo sennò? E dopo, se lo volete sapere, siamo andati anche alle terme! O almeno credo… penso… suppongo… non ne sono tanto sicura: non è che me lo ricordi veramente…
Scheda dell’escursione:
Arrivo: Pejo Fonti (a piedi)
Difficoltà: E
Durata: 3 ore circa
Dislivello: 430m
Sentieri: 124, 119, 110
Rifugi: Rifugio Fontanino
Le foto sono mie e del Signor Coso
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