venerdì 15 giugno 2018

LA DISCESA IN CORDA DOPPIA SUL MONTE VIGLIO

OSSIA COME DIVENTARE 007 E IL CAPITAN FINDUS IN UN COLPO SOLO

Vi rivelo un segreto: sono Batman!
No, scherzo: quello è Sheldon. Io sono solo 007 e il Capitan Findus. O meglio il Signor Coso è uno 007 findussoso, io sono quella che si fa rinsegnare ogni volta da capo come si fanno tutti i nodi e, tra un po’, persino come si mette l’imbrago. Ebbene sì: non riesco proprio a imparare definitivamente come allestire una discesa in corda doppia. Magari però riesco a farlo imparare a voi raccontandovi la volta in cui l’ho fatta sul Monte Viglio.



Scritta sulla roccia per la via per il Monte Viglio


L’escursione sul Monte Viglio


L’autunno scorso, come ultima escursione dell’anno, il Signor Coso e io, insieme con un paio di amici, abbiamo deciso di andarci a fare un giro sul Monte Viglio (2156m), la cima più alta dei Monti Càntari, a cavallo tra la provincia di Frosinone e quella dell’Aquila.

Partiti presto da Roma, più o meno intorno alle 6/6.30, siamo arrivati in meno di due ore nei pressi della cittadina di Filetto che abbiamo superato prendendo la strada per Capistrello e per Campo Staffi per raggiungere così l’attacco dell’escursione: uno slargo dove parcheggiare in corrispondenza con il Valico Serra Sant’Antonio (1608m). Piccolo avvertimento però: questa strada è praticamente solo un cumulo di tornanti torci-budella. Roba che neanche le montagne russe sono così cattive e quando siamo scesi dalla macchina avevamo tutti un inquietante colorito verdognolo. E quando dico tutti intendo tutti: persino l’amico che guidava! 

Proprio dal salvifico punto dove è possibile parcheggiare ha inizio la strada sterrata quasi pianeggiante che si immerge prima in un bosco (che d’autunno si incendia che tra un po’ neanche il New Hampshire) per poi precipitarsi, dopo il bivio di Fonte Moscosa dove si gira a sinistra, in una vallata pratosa

In relativamente poco tempo, su questo sentiero che solo dopo il bivio decide di ricordarsi che siamo sugli Appennini e non nella Pianura Padana e comincia lievemente a tramutarsi in salita, si raggiunge Val Rovereto, una terrazzina facilmente riconoscibile grazie alla grande croce e alla statuina della Madonna che riposano nel punto più panoramico dove godersi la vista del massiccio del Gran Sasso.


Sentiero nel bosco autunnale per il Monte Viglio

Qui, dicevamo, c’è una croce e una Madonnina. È la vetta? Direi di no, purtroppo. Dalla vetta del Viglio si vede il gruppo del Velino-Sirente, non del Gran Sasso. Tanto per farla più chiara: i prati del Sirente? Sì, si vedono. Prena o Camicia? No, non si vedono. Chiaro ora? Quindi vi è chiaro che non eravamo in vetta vero?! Bene, anche a noi perché in vetta non ci siamo mai arrivati

Purtroppo, nonostante la salita al Monte Viglio sia un’escursione di media difficoltà e di sole 4 ore più o meno, i tornanti torci-budella di prima ci avevano veramente… beh! torto le budella e cos’altro avrebbero potuto fare? Uno dei nostri amici quasi non stava in piedi per la nausea che gli era venuta. Così, dopo aver tentato la salita erbosa a destra della Madonnina per circa mezzo chilometro ci siamo arresi alla nausea e il nostro amico si è buttato a terra.

Mentre il nostro amico moriva lentamente, però, il Signor Coso, io e l’Amico Esperto eravamo freschi come una rosa, più o meno, e quindi che fare? Dopo il tragico flop del Monte di Cambio (LINK) in cui ci eravamo portati dietro una corda di 70 metri per provare la discesa in corda doppia senza però farla, l’Amico Esperto ci aveva riprovato: avevamo con noi il cordone e tutta l’attrezzatura perfetta per farlo e quindi, trovato un buon punto… via alla corda doppia!



Segnavia sul sentiero per la vetta del Monte Viglio


Cosa serve e come si fa la discesa in corda doppia


Cosa serve per allestire una discesa in corda doppia? 
  • Corda di 70 metri; 
  • Imbrago; 
  • Quattro moschettoni; 
  • Corda di circa 3 metri o daisy chain 
  • Piastrina gigi 
  • Cordino di kevlar 
  • Forbici dalla punta arrotondata… ah! No! Quello è art attack! 
Individuato un buon punto dove allestire la corda doppia, nel nostro caso un solido sperone che non ha ceduto sotto forti strattoni, se non ci sono già gli attacchi ad hoc per far scorrere la corda si deve allestire una soluzione per evitare che la corda scorrendo contro la roccia si logori. Si posiziona perciò intorno alla roccia un cordino di kevlar o una fettuccia dove va montata una maglia rapida o un moschettone nel quale scorrerà la corda.

Ricordatevi, inoltre, di chiudere entrambi gli estremi della corda doppia con un nodo cappuccino in modo da essere sicuri di non precipitare nel vuoto: se anche doveste raggiungere la fine della corda e restare nel vuoto questi nodi vi salveranno la vita.


Croce e statua della Madonna a Val Rovereto, sulla via per la vetta del Monte Viglio

Indossato l’imbrago legate la corda di 3 metri o la fettuccia con un nodo a otto e create due longe di lunghezza differente. Al termine di entrambi i bracci realizzate ancora una volta dei nodi a otto dove inserire i moschettoni. Fate attenzione che il moschettone del ramo corto non superi la testa e quello del ramo lungo sia a una distanza raggiungibile con le braccia. È una cosa importante. 

A questo punto usate la longia lunga per ancorarvi alla sosta e cominciate ad allestire la vostra discesa: 

  1. Una volta che la longia è attaccata alla sosta staccate qualsiasi altra cosa che vi abbia ancorato fino a quel momento, ad esempio il dissipatore se siete su una via ferrata; 
  2. Attaccate la piastrina gigi alla corda facendo passare i due rami della corda da 70 metri nelle due cave della piastrina per poi intercettare le due asole che si sono create con un moschettone e intrappolarle così a contatto con i bordi della piastrina; 
  3. Attaccate la longia corta all’anello della piastrina
  4. Con il kevlar create la vostra sicura attraverso un nodo doppio inglese fissato ad un moschettone con un nodo barcaiolo e fissato all’imbrago e quindi realizzando un nodo machard intorno ai due rami della corda doppia
  5. Attaccate la longia lunga all’imbrago o dovunque non vi crei fastidio durante la discesa e iniziate a scendere. 
Per affrontare la discesa scordatevi tutto quello che avete visto fare da James Bond. Ebbene no, cari miei, il bravo James Bond in realtà è una frana a calarsi in corda doppia! Non si deve saltellare, ma camminare all’indietro con le spalle indietro e i piedi in alto. Tenete il nodo machard con una mano per portarvelo dietro, ma non tirate o stringete perché altrimenti si bloccherebbe e non lasciatelo neanche perché da bravo nodo autobloccante non vi lascerebbe fare più neanche un passo, e con l’altra mano tenete le corde leggermente dietro l’anca per darvi corda da soli e poter avanzare.

Ecco fatto: state scendendo! Se è la vostra prima volta magari fate come noi: provate prima per una lieve pendenza pratosa se potete e poi andate a divertirvi sulla parete. Nel nostro caso era una bella paretina verticale di circa 10 metri e per un paio di ore buone siamo scesi e risaliti da lì. Come abbiamo fatto a risalire lungo la corda doppia? Questo ve lo racconto un’altra volta: non vorrei ubriacarvi con tutte queste informazioni.

Però, siccome sono buona, un’ultima cosa ve la lascio: un bel video della Scuola Franco Aletto, scuola CAI dove ho seguito il corso di ferrate, che vi spiega come allestire la corda doppia, perché ci scommetto che non ci avete capito niente dalla mia spiegazione. E che ci volte fare: ve l’ho detto che mi scordo tutto ogni volta. Anzi, se avete suggerimenti, consigli o commenti su come imparare a scendere in corda doppia una volta per tutte o su come affrontarla in modo diverso sono tutta orecchie!



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